Capita che le strade si incrocino. Anche quando corri. Così all’improvviso  ti ritrovi a fianco uno che non conosci, lo saluti con il cenno di una mano e per te è finita lì. Perchè un’oretta di corsa in un sabato pomeriggio prima di andare a fare la notte al Giornale, con freddo, sole e cielo azzurro nel mezzo della campagna del Parco sud vorresti godertela in silenzio e per i fatti tuoi. Invece no: “Stiamo andando sotto i cinque…” ti informa il tuo nuovo compagno di viaggio. Così se acceleri un po’  per guadagnare un paio di metri di tranquillità ” Stiamo andando a quattro e trenta…” . E allora ti arrendi, perchè nella corsa ognuno ha la sua “app”. Chi in testa scandita dall’affanno del suo respiro e dal rumore delle suole. Chi sul display dello smartphone  e puntuale ti informa di velocità, frequenza, intensità, minuti, secondi e gradi centigradi. Che oggi sono cinque e domani ancora meno. E per chi la corsa  (e un po’ la vita) la vive a sensazione gli ultimi venti minuti verso casa diventano un’ interminabile ripetuta sperando che la fatica spezzi fiato e voce e scenda il silenzio. Siamo ai saluti ma non senza l’ultima, irrinunciabile previsione meteo: “Lunedì nevica…mi sa che non corro”. Io invece sì. Benedetta neve!