Il Censis, lo sport e le scuole: il disastro Italia comincia qui
La foto scattata dal Censis non è a colori. Nonostante l’ottimismo del governo c’è un’Italia impaurita, cinica e ostile ai giovani. E la scuola è spesso l’indicatore più attendibile di quali siano le prospettive di crescita di un Paese. Se la scuola è a pezzi c’è di che preoccuparsi. Così i dati del rapporto un po’ di ansia la mettono. Dice il Censis che lo sport a scuola promuove la socializzazione, favorisce l’apprendimento di regole di convivenza e di fair-play ed è il miglior antidoto al bullismo. E solo per questo andrebbe promosso. Peccato però che negli ultimi cinque anni solo il 13 per cento dei dirigenti scolastici abbia ricevuto contributi pubblici da investire in qualche progetto. E quei tredici fortunati a cui qualche spicciolo è arrivato lo hanno avuto da enti pubblici locali o da associazioni private. Il governo, proclami a parte, pare che in questo senso abbia un po’ il braccino corto. La situazione è difficile al Nord ed è tragica la Sud. Per 48° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese le scuole italiane hanno carenze enormi nella dotazione di impianti sportivi: il 39.7 per cento degli istituti professionali, tanto per fare un esempio, si presenta con sedi scolastiche del tutte prive di strutture; percentuale che al Sud sale al 43,2%. Secondo i professori e gli operatori intervistati le attrezzature sportive sono adeguate solo per il 16,7% mentre spazi e tempi per lo sport sono molto adeguati solo nel 7,8% e 9,4% dei casi. Un vero peccato ma soprattutto un’occasione persa se si considera che, in riferimento alla funzione educativa dello sport, i dirigenti scolastici intervistati ne sottolineano soprattutto «l’efficacia nella promozione della socializzazione tra pari (81,8%), mentre per il 77,4% il ricorso alle pratiche sportive è importante per promuovere atteggiamenti di fair play e di rispetto delle regole della convivenza. Il 69,6% dei dirigenti evidenzia come l’educazione fisica sia funzionale a promuovere stili di vita salutari e, in misura minore (31,1%), a prevenire fenomeni di dipendenza, ad esempio da alcol, fumo, droghe». Non solo. Lo sport a scuola è importante per promuovere comportamenti non violenti e contrastare il bullismo per il 65,5% dei dirigenti intervistati, ma previene la dispersione scolastica agendo sull’autostima e sulla costruzione di un progetto di vita (55,1%), sia perché favorisce il benessere dello studente e la costruzione di un clima piacevole (45,1%). Insomma non ci vuole una laurea per rendersi conto che stanziare dei fondi per lo sport nella scuola è un investimento che poi torna, che dà ottimi risultati subito ma anche in prospettiva, che ci consegna giovani meglio predisposti a prendersi poi le responsabilità che gli toccano e che servirebbe anche a stemperare un po’ molte tensioni sociali. E invece? Invece sembra sempre che le priorità siano altre, che le emergenze siano altre, che in tempi di crisi si debbano fare delle scelte e le scelte siano altre. Per lo sport, per la scuola, per lo sport nelle scuole il tempo verrà. E intanto non ci si muove si un passo…