moser22moser2moser1Per chi ama il ciclismo e per i grandi del ciclismo una visita in bici al Museo del Ghisallo non è una semplice pedalata. E non perché fin lassù, che si passi dal lago o da Erba, comunque bisogna salire, faticare, sudare perché così capita in salita, perché questa è la magia del ciclismo. Per chi ama il ciclismo la salita al Ghisallo è quasi un «pellegrinaggio» perché è un omaggio alla storia e al mito di uno sport che in quel museo è tenuto vivo dal presidente della Fondazione Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo Antonio Molteni e dalla direttrice Carola Gentilini. Con questo spirito alla vigilia di Ferragosto a salire sul Ghisallo e a far visita al museo di Magreglio sono arrivati con un gruppo di ciclisti due grandi personaggi e amici della bicicletta: Francesco Moser e il «suo» amico Tito Boeri attuale presidente dell’Inps. Una visita decisa quasi all’improvviso che ha visto però attivarsi un vero e proprio «comitato d’accoglienza» guidato dal presidente della Fondazione Molteni per dare il giusto benvenuto agli ospiti. Moser è Moser. Prima e dopo verrebbe da dire. Con le sue 273 vittore da professionista che lo lasciano, quasi inattacabile, sul gradino più alto del podio di chi ha vinto di più tra gli italiani, con le sue vittorie al Giro, nella Parigi-Roubaix, ai mondiali, con il suo record dell’ora e con la rivalità (mai sopita) con Beppe Saronni, sfida nella sfida. C’era una volta lo “sceriffo” e c’è ancora anche se ora poduce vini. Però pedala, non ha mai smesso e si vede. Ma non ha mai smesso con la testa: “Sono sepre felice di salire al Ghisallo- ha detto quando è arrivato- Dovevamo essere di più ma quando ci sono da fare le salite c’è sempre qualcuno che alla fine si tira indietro…”. Lui no. Lui c’è e riempie una mattinata di di racconti, di ricordi e di foto ( quelle di Massimo Moscardi) come si usa nella casa del ciclismo tra bici, maglie e trofei che hanno scritto la storia. Anche la sua ovviamente. Che lo sceriffo va a cercare. Così dopo aver firmato la maglia rosa del 1984 chiede del Milord d’oro, un premio che ha donato al Museo ma che non trova esposto: “Sapete dov’è finito? Ci tengo tantissimo…”. Sempre sul pezzo, come in gruppo, come sul pavè, come sempre. «Così il Museo Ghisallo per una mattina diventa Moserissimo – scrivono sul sito – e ci sembra di scorgere la soddisfazione di Fiorenzo Magni lassù…».