Ciclabilità, c’è la legge. E ora pedalare…
Sinceramente ci avrebbero scommesso in pochi visti i tempi e il clima da ultimi giorni di scuola di fine legislatura. E invece no. La legge quadro sulla ciclabilità è fatta ed è il primo passo verso una piccola rivoluzione soprattutto culturale nell’approccio alla mobilità delle grandi città e non solo delle grandi città. Al di là di norme, regole, stanziamenti e progetti che pur sempre restano fondamentali ciò che cambia è l’approccio che pone da oggi, più o meno sullo stesso piano, la mobilità dolce a quella stradale, autostradale e ferroviaria. Almeno, così sta scritto e cosi si spera sarà negli anni a venire. Ieri comunque dopo la Camera anche il Senato ha detto sì approvando definitivamente il testo di legge Decaro-Gandolfi che per la prima volta il Italia assegna allo Stato e al Mit, il Ministero strutture e trasporti, il compito di sviluppare la mobilità in bicicletta. “La mobilità ciclistica è una priorità per le città ed ora è legge- annuncia in una nota, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio– la Cenerentola della mobilità, la bicicletta, assume pari dignità in città, in periferia e nei percorsi turistici, rispetto agli altri mezzi e guida il cambiamento verso la mobilità dolce e alternativa. È uno scatto culturale e nella pianificazione delle opere, per il quale il nostro Paese è pronto e di cui dobbiamo ringraziare tutti i Parlamentari con i quali abbiamo collaborato, a partire dal relatore onorevole Paolo Gandolfi e al Sindaco e Presidente dell’Anci, Antonio Decaro“. “In questo modo continua, con soddisfazione, l’azione per aumentare la ciclabilità e la sicurezza dei ciclisti. – aggiunge il Ministro – E va in questa direzione il decreto firmato oggi da 14,8 mln alle Regioni per 70 percorsi e piste ciclabili in sicurezza. Per avere sempre più ciclisti dobbiamo avere più piste ciclabili e più sicure” . Ma, giusto per non alimentare facili illusioni va detto che questo è solo l’inizio del cammino. Il punto di partenza di un lavoro in gran parte da fare che non si esaurisce con una legge ma che da una legge deve cominciare e che non sarà semplice. Due dati, tanto per capire come siamo messi considerando che l’Italia, secondo i dati Euromobility, resta al primo posto per il maggior indice di motorizzazione privata in Europa: 61 veicoli ogni 100 abitanti rispetto alla media europea di 46 veicoli ogni 100 abitanti . Non solo. Secondo l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort) l’automobile è utilizzata dall’83 per cento degli italiani, nonostante il 60% degli spostamenti abituali non superi i cinque chilometri, il 40% i due chilometri e il 15% un chilometro e ogni automobile ( generalmente con il solo conducente) circola soltanto per due ore al giorno. Insomma siamo quasi un terzo mondo ciclistico e serve realizzare strutture ma soprattutto serve incidere su una cultura del movimento che dalle nostre parti continua ad essere “motoristica”. Negli ultimi anni qualcosa in verità si è mosso con una serie di protocolli per stimolare i Piani Urbani della Mobilità Sostenibile che il governo ha chiuso con le principali Regioni, con piani di ripristino di cammini o vecchie tratte ferroviarie e con progetti e realizzazione di ciclovie turistiche come quella dell’Acquedotto Pugliese, del Garda, della Venezia-Torino. Progettazioni in gran parte nate dal basso, dal protagonismo delle associazioni di ciclisti che dimostrano quanto la bici sia e possa sempre più diventare patrimonio condiviso tra chi pedala e chi amministra.“Quindi oggi è un grande risultato quello che è il Parlamento ottiene – conclude Delrio – perché porterà notevoli benefici a tutta la nostra comunità e parlerà di un Paese c si incammina su una strada differente”. La legge c’è, la via è segnata ma il traguardo ancora non si vede. Quindi bisogna continuare a pedalare…