ganPaolo Gandolfi, il parlamentare urbanista, relatore della recente Legge sulla mobilità ciclistica, è stato escluso dalle liste elettorali del Pd. “E te pareva…” direbbero a Roma. “Te pareva…” perchè questo è un Paese che gira al contrario e che evidentemente non ha tutta questa voglia di invertire la rotta. Un Paese dove i traffici purtroppo restano quelli di Palazzo dove i vecchi arnesi restano al loro posto, dove si finge di cambiare tutto per non cambiar nulla e dove non sempre ( anzi quasi mai) conta quanto si fa e quanto bene si fa. Nella sua prima esperienza da parlamentare Paolo Gandolfi ha portato a casa un grande risultato, la Legge quadro sulla mobilità ciclistica approvata appena un mese fa. Una vera e propria rivoluzione visto che  è di fatto il primo passo verso il cambiamento  culturale nella mobilità delle grandi città e non solo delle grandi città. Un lavoro cominciato ma da portare a termine perchè, al di là di norme, regole, stanziamenti e progetti che pur sempre restano fondamentali ciò che cambia è  l’approccio che pone da oggi, più o meno sullo stesso piano, la mobilità dolce a quella stradale, autostradale e ferroviaria. Un risultato che il parlamentare ( l’ex parlamentare) del Pd, architetto e urbanista, classe 1966, di Reggio Emilia dove è stato assessore con Graziano Delrio sindaco,  ha cercato e voluto con tenacia ha costruito con un lavoro paziente. L’esempio che quando c’è la competenza porta risultati. Ma evidentemente non basta. Non basta a spiegare che la cosa pubblica non è ad usum proprium o di un partito, che i voti e le scelte devono essere il giusto premio per quanto un parlamentare fa nel suo mandato, che le liste alla fine sono la cartina di tornasole di una buona o cattiva politica . E allora insorgono i ciclisti ma forse sarebbe il caso che insorgessero anche tutte quelli che pensano che certe logiche devono cambiare. La Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta, ha scritto una lettera a Renzi, le comunità locali di Salvaiciclisti sono in subbuglio, su Twitter è partito l’hashtag  #iostoconpaologandolfi e in tanti annunciano di non voler più votare il partito, accusato di alto tradimento dei cittadini.  Tempo fa Matteo Renzi viaggiando sul treno “Direzione Italia”  incontrò proprio Gandolfi e furono abbracci e baci: “Un uomo, una garanzia” disse il segretario. La solita “ammuina”.