Il Covid non colpisce solo le persone più anziane e con patologie più o meno evidenti: ormai si è capito. Tra i tanti positivi al coronavirus infatti ci sono anche molti atleti ed amatori più o meno famosi e più o meno avanti con l’età. Essere in forma ed allenati però aiuta a venirne fuori più in fretta in molti casi anche se poi la ripresa dell’attività sportiva deve essere graduale. Non solo. Il ritorno alle gare, il “return to play”  e chissà poi perchè in inglese,  non è immediato ma vede l’obbligo  sacrosanto)  per gli agonisti di una nuova visita medico- sportiva a distanza di almeno 30 giorni dalla negativizzazione al virus Sars-Cov-2 e che  comprende  un test da sforzo massimale,  la rilevazione continua della saturazione di ossigeno e l’esecuzione di un’ecografia cardiaca (ecocardiografia).  Fatti salvi, per chi ha avuto complicazioni più pesanti,  di esami ulteriori come l’ holter cardiaco delle 24 ore o test ematochimici specifici.  Sono accertamenti costosi che, in un periodo di emergenza e di  crisi occupazionale, non tutte le famiglie sono in grado di sostenere. E ciò andrebbe ad incidere sull’emorragia di atleti che in questo anno di pandemia tutte le federazioni sportive stanno già  registrando. Per cui ben vanga la proposta che Arisa- Confocammercio, l’associazione lombarda che riunisce il mondo degli imprenditori dello sport, ha presentato nei giorni scorsi alla Regione Lombardia e che chiede di venire incontro alle famiglie dei giovani atleti: “Abbiamo presentato una serie di proposte operative all’assessore Letizia Moratti e al sottosegretario Antonio Rossi per sostenere  gli under 18 che hanno avuto il Covid e devono fare una visita medica per tornare a fare attività sportiva – spiega il presidente Marco Contardi-   Ho chiesto espressamente a Regione Lombardia di intervenire per  ammortizzare il costo della visita medica. Se fosse accettata la proposta credo sarebbe un grande aiuto alle famiglie dei ragazzi che fanno attività sportiva. Vediamo cosa accetteranno…”.