A Kolding in Danimarca c’è un castello che un paio di secoli fa i militari spagnoli incendiarono e distrussero. Poi fu ricostruito più bello di prima ed ora, oltre a mettere in mostra antichi tesori, è un gioiello dove tutti i bimbi della zona vanno per giocare travestiti da principi o principesse o per imparare  a giocare a bowling in una delle piste più antiche della regione  di Syddanmark. Va così a quelle latitudini dove le giornate sono brevi, fa parecchio freddo e dove ci sono forse più campagne per andare a cavallo che strade per allenarsi in bici.  Kasper Asgreen, nato da quelle parti 26 anni fa, non fa eccezione: non si sa se mai si sia appassionato al bowling ma di certo con i cavalli ha più che confidenza visto che prima di salire in bici è stato un campioncino di dressage.  Belle speranze ma poi, per sua fortuna, ha scelto un’altra sella e da ieri è entrato nell’olimpo del ciclismo che conta facendo secco nella volata delle Fiandre nientedimeno che Mathieu Van der Poel che, dopo essersi tolto dalle calcagna Wout Van Aert con il quale se l’era giocata all’identico modo lo scorso anno, forse aveva pensato di bissare in carrozza. Ma il giovane cavallerizzo danese l’ha lasciato lì, a una decina di metri dalla gloria. Perchè il Giro delle Fiandre quello è: gloria per sempre.  E ti cambia la vita. Ora Asgreen farà un po’ più di fatica a nascondersi ammesso e non concesso che fino ad oggi lo abbia fatto nei panni da luogotenente che si faranno sempre più stretti. Perchè poi non è stata tanto una sorpresa. Tom Boonen, un signore che il Fiandre lo ha vinto tre volte e la Roubaix quattro, la scorsa settimana quando un giornalista olandese del Wielerkrant gli aveva chiesto chi avrebbe visto vincitore ad  Oudenaarde nell’edizione 105 non aveva avuto nessun dubbio: “Vince Kasper Asgreen”. Gli indizi c’erano tutti a cominciare da quello che era successo la settimana prima ad Harelbeke, nella E 3 Saxo Bank, un “mini Fiandre” che serve a tutti i migliori a riordinare le idee: Asgreen aveva salutato la bella compagnia a 60 chilometri dal traguardo, era stato ripreso da Van der Poel ai 40 ma a 5 dalla fine l’aveva salutato di nuovo ed era andato a vincere.  Se poi si mette insieme che il giovane danese  è stato due volte campione europeo juniores a cronometro, che è finito terzo due anni al Tour di California dove ha anche vinto una tappa,  che ha dominato lo scorso anno la Kurne-Bruxelles e  che ha conquistato pochi mesi fa il titolo nazionale su strada che gli vale quella bella maglia rossa con la croce bianca che fa la gioia dei telecronisti perchè in gruppo si riconosce al volo,  i conti cominciano a tornare. Certo il Giro delle Fiandre è un’altra storia. I danesi non lo vincevano da 24 anni quando a trionfare fu Rolf Sorensen che è gloria nazionale e forse non si aspettavano neppure loro che il giovane di belle speranze scoperto pochi anni fa da durante uno stage a Calpe, dalle parti di Alicante, da Patrick Lefebre che lo portò alla sua corte,  arrivasse a tanto.   Ma Asgren in cuor suo probabilmente ci ha sempre creduto, il Fiandre e le classiche del Nord sono un pensiero ricorrente almeno da un paio d’anni fa quando ad Oudenaarde arrivò secondo alle spalle del nostro Alberto Bettiol.  Ma è sempre meglio far finta di niente, spegnere i fari e non dare nell’occhio. Nel marzo scorso, al tempo del primo “tosto” lockdown,  quando un giornalista di una tv danese gli chiese come stesse vivendo la clausura e se si allenasse con i rulli in garage,  Asgren da buon cavallerizzo, saltò l’ostacolo: “Ne ho approfittato per risistemare tutto il giardino di casa- rispose- e appena posso esco in bici anche se dalle nostre parti fa freddo. I rulli? no, non mi appassionano”. Va così dalle sue parti: o si gioca o bowling o si va a cavallo. Poi c’è qualcuno che magari sale in bici e vince il Giro delle Fiandre…