Mark Cavendish torna a vincere al Giro di Turchia ma non vince solo il suo 147 sprint. Vince la sua sfida con uno sport che gli aveva improvvisamente voltato le spalle e che, troppo in fretta,  già pensava di archiviarlo tra i cicloamatori. E questa è la vittoria più bella. E’ la madre di tutte le volate per uno veloce, anzi velocissimo, che ha in bacheca 30 tappe al Tour, 12 al Giro, un titolo mondiale nel 2011 e una Sanremo 2009. Ma non si vive di gloria e le ruote non girano sempre come dovrebbero così “Cannonball”, per una strana alchimia che a volte rende lo sport crudele, tre anni fa sembrava arrivato al capolinea, senza prospettive, senza stimoli, senza voglia ma soprattutto senza più squadra. Che non è l’ultimo dei dettagli quando il ciclismo è la tua passione ma soprattutto il tuo mestiere. Mille e duecento giorni senza alzare le braccia al cielo, dal febbraio del 2018 al Dubai Tour, per uno sprinter di razza sono un’eternità e una sentenza. Sono un tunnel dal quale non sempre si riesce a venir fuori. Pensi a un sacco di cose ma soprattutto pensi al ritiro e  le lacrime all’ultima , incolore, Gand Wevelgem sembravano un annuncio. Ma nulla è scritto e molto si può fortunatamente riscrivere,  così quando tutto sembrava nero un lampo di luce  arriva proprio da un passato che brilla, da Patrick Lefevere team manager della Deuceuninck- Quisckstep, lo squadrone belga in cui Cavendish ha corso e vinto in passato, che gli dà una chanche. L’ultima. A patto che sia lui stesso a trovarsi uno sponsor che gli paghi lo stipendio. Una scommessa per tutti, ma per uno nato nell’Isola di Man, abituato a sgomitare negli sprint, a scartare a 80 all’ora e a limare i millimetri dei tubolari non può essere un problema. E infatti non lo è.  E allora si riparte. Avanti piano all’inizio. “E’ vero, potrebbe non essere più il miglior velocista- spiegava patron Lefevere-  ma penso che possa dare tanti consigli ai nostri giovani corridori…”. Gregario? Non proprio. Ci sono corridori che hanno la vittoria nel Dna e Cavendish doveva solo fare uno sforzo di memoria. Oggi  nella seconda tappa del Giro di Turchia, la Konya-Konya di 144,9 chilometri,  all’improvviso gli è tornato alla mente tutto.  Si è ritrovato là davanti ed ha messo in fila tutti, il belga Jasper Philpsen e il tedesco Andrè Greipel.  Cannonball è tornato e ha ancora voglia di sprintare…