Basta un clic. Basta andare sul sito del Museo del Ghisallo per rincorrere e rivivere novant’anni di storia del ciclismo, di Giro d’Italia e di Maglie Rosa. Così se il Museo non può riaprire come sempre a marzo perchè i divieti non lo permettono, si «inventa» una riapertura virtuale che, come dice la sua direttrice Carola Gentilini, «É un segno di resilienza» in attesa di tempi migliori. [/TESTO]Ma è anche un cambio di linguaggio per coinvolgere chi il ciclismo di un tempo l’ha conosciuto solo nel racconto dei nonnni e un modo per dare continuità ad una narrazione di uno sport che la Lombardia ha nel proprio Dna e che trova melle sale del Ghisallo la sua memoria storica. Sarà che l’avventura della Corsa Rosa è iniziata nel 1909, proprio scattando di notte dal Rondò di Loreto, a Milano, Luigi Ganna protagonista dalla prima all’ultima tappa di quella prima edizione. Sarà che il Giro fu concepito in una stanza, neanche tanto segreta, della milanese direzione de La Gazzetta dello Sport, inventato dall’intraprendete direttore della Rosea, Armando Cougnet. Sarà che Vincenzo Torriani, patron che sfiora la mitologia per come organizzò – sempre innovando – la corsa a tappe che attraversa il nostro Belpaese, era di Novate Milanese. E sarà che su strade mitiche come quell’ascesa che conduce al Santuario della Madonna del Ghisallo di Magreglio, in provincia di Como, sorge un Museo, del Ghisallo appunto, fondato da Fiorenzo Magni che in tempo di Pandemia onora con una mostra virtuale i 90 anni della Maglia Rosa. Un viaggio «digitale» fra le stanze del un museo che dà luce alla collezione più grande del mondo di maglie (assolutamente rosa) e non solo. Si potranno ammirare filmati d’epoca, fotografie, cimeli in tridimensione, si potranno rileggere curiosità e classifiche di una corsa che quest’anno partirà da Torino e finirà a Milano legando con un filo rosa due regioni da sempre vicinissime al ciclismo e alla sua storia.
Il Giro 2021 quest’anno vivrà un gran finale interra lombarda. Ci sarà da godersi lo spettacolo della tappa più lunga del Giro, la Rovereto Stradella, il 27 maggio, con 40 km finali che insistono sulle colline vitate dell’Oltrepò Pavese, una ripartenza da Abbiategrasso, prima di arrivare a Milano con l’ultima tappa, la numero 21, che scatta da Senago per conquistare le guglie del Duomo di Milano: i corridori passeranno per le strade di Paderno Dugnano, Cormano, Cusano Milanino, Bresso e Sesto San Giovanni. Poi la passerella rosa nel cuore della città, una cronometro disegnata su misura per Filippo Ganna. Tutto questo rosa ha una storia, come si diceva. E’ un racconto che parte da lontano e festeggia i suoi 90 anni. Ovvero dal 1931, quando fu inventata la Maglia Rosa, più giovane del Giro, ma simbolo nel quale il Giro si riconosce e fonde da sempre. La mostra è stata realizzata dai Musei del Ghisallo e AcdB ( Alessandria città delle biciclette) con Giro d’Italia e l’accesso al link che si trova sul’homepage del sito è gratuito.

www.museodelghisallo.it