Automobilisti contro ciclisti che non vanno sulle ciclabili, ciclisti contro pedoni che corrono sulle ciclabili, ciclisti contro automobilisti che invadono le ciclabili, automobilisti contro pedoni che non attraversano sulle pedonali. E si potrebbe continuare all’infinito. Ma la mobilità non è una guerra, non è un tutti contro tutti con insulti, minacce, risse e dispetti anche perchè ci sono persone (la maggiorparte) che nello steso tempo sono automobilisti, ciclisti e pedoni. Quindi? Quindi la mobilità dovrebbe essere disegnata su un piano organico con l’obbiettivo quello di rendere le città più vivibili. Perchè è chiaro che le città, tutte le città non sono Milano, sono sempre meno vivibili, sempre più intasate e sempre più inquinate e dopo il lockdown, che ci aveva costretti in casa, ora siamo tornati a fare i conti con traffico e smog. Che non si battono con la demagogia e la propaganda o inventandosi una ciclabilità che, senza cultura e strutture, rischia solo di diventare una inutile somma di chilometri da poter poi spendere magari in campagna elettorale. O imponendo una ciclabilità a tutti i costi e con troppa fretta anche dove magari sarebbe stato meglio studiare percorsi alternativi e autonomi per le bici che non devono ad ogni costo essere al fianco delle carreggiate, con corsie strette e pericolose per gli stessi ciclisti. Muoversi in bici è una scelta intelligente perchè non inquina, perchè è economica, perchè è salutare e perchè in citta è anche più veloce. Ma non può essere una battaglia integralista che rischia di ritorcersi anche contro chi pedala che già per il fatto di farlo ogni giorno nei pericoli del traffico ha altro di cui preoccuparsi. Anche perchè in bici non tutti possono andarci quindi servirebbe più il buonsenso. che l’ideologia. Gli anziani ad esempio in bici non ci vanno, così anche quelli che in bici non ci sono mai saliti e mai si sognerebbero di farlo nel caos milanese. Non ci vanno molti bambini perchè i genitori hanno (giustamente) paura e non ci vanno molti studenti un po’ per pigrizia e molto perchè per andare in bici a scuola servirebbero strutture più accoglienti: per posteggiare bici o monopattini al sicuro durante le lezioni ad esempio o per potersi cambiare gli abiti bagnati in un giorno di pioggia, altro esempio. E si potrebbe continuare. Non basta quindi fare le ciclabili per permettere ad una città come Milano di pedalare o per farla diventare diventare ciclabile. Non basta farsi vanto dei tanti nuovi chilometri di ciclabili. Non basta colorarla di «green» con un’abile operazione di marketing se poi però ogni mattina chi sale in bici deve farsi il segno della croce…