“All’olimpiade non sarò al via ma avrò un ruolo di riserva, non sono d’accordo con questa scelta ma non posso far altro che accettarla…”.  Per Alessandro Fabian, trentaquattrenne triatleta azzurro, il sogno di andare a Tokyo finisce qui. Ed è un risveglio brusco, di quelli che non vanno giù, un pugno nello stomaco che in cuor suo non si aspettava. Per il forte atleta padovano sarebbe stata la terza Olimpiade dopo il decimo posto di Londra nel 2012 e il quattordicesimo di Rio quattro cinque anni fa.  Un risultato che avrebbe riassunto in maniera formidabile tutto il valore di questo atleta che ha dimostrato negli anni e che non si discute. “Potrei combattere con altre armi su ciò che mi è stato tolto ma alla fine non cambierebbe l’amarezza e la realtà dei fatti- scrive sui social-  sono certo che le persone che hanno preso questa decisione faranno i conti con la propria coscienza e il rimorso di non essere stati coerenti. Sono triste, arrabbiato e frustrato di fronte ad un’ingiustizia fatta da persone che scelgono per convenienza. A questo punto sento che onorerò, come ho sempre fatto nella mia carriera, i colori azzurri e il tricolore, perché per metà della mia vita è stato così e non posso fare altrimenti. È un principio morale con cui ho vissuto e continuerò a vivere. Per tanto, nonostante l’amarezza, continuerò ad allenarmi con estrema dedizione e professionalità per essere pronto a dare il massimo nel caso il Team Italia avesse bisogno ancora una volta del mio contributo”. Un “triste finale” che non vedrà Fabian in gara a Tokyo ma che, dopo le convocazioni  fatte dal Consiglio Federale della Fitri su indicazione del  Direttore Tecnico della Nazionale Alessandro Bottoni,  porterà sul campo di gara olimpico una squadra formata  Gianluca Pozzatti e Delian Stateff  tra gli uomini e da Alice Betto, Angelica Olmo e  Verena Steinhauser tra le donne.