L’infanzia ad Asmara dove viveva a 2400 metri di quota. I viaggi a piedi con la famiglia verso il mare e le corse in salita per tornare a casa. L’ammirazione per i genitori che hanno combattuto come partigiani nella guerra per l’indipendenza dell’Eritrea. L’arrivo in Italia, nel Bassanese, a 12 anni. Il primo, svogliato approccio con la corsa  quando venne notato in una gara scolastica da  Vittorio Fasolo che lo distolse un po’ dal calcio che era la sua unica passione. La cittadinanza italiana alla fine del 2015 che resta un grande orgoglio, il debutto nella maratona l’anno successivo con il terzo posto di Firenze, la vittoria a Venezia con il Venice Marathon club e l’approdo al professionismo vero e proprio con l’ingresso nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro. E poi il record italiano della maratona migliorando il tempo di Stefano Baldini nell’ultima gara prima dell’arrivo della pandemia. Eyob Faniel, il maratoneta azzurro  che dopo 24 anni ha riportato il tricolore sul podio di di New York, è tutto qui. Ieri a Castelfranco Veneto è stato il protagonista del Prodeco Day per lo sport, l’evento che ha riunito una platea di sportivi e appassionati, arrivati nella sede di Prodeco Pharma per conoscere da vicino l’atleta italiano del momento, l’azzurro più veloce di tutti in maratona. “Prima del record italiano avrei dovuto gareggiare a Lake Biwa, in Giappone, ma decisi di anticipare l’impegno e andare a Siviglia- racconta- Sono stato fortunato. A Lake Biwa non si è mai corso e io mi sono goduto la prima parte del lockdown da fresco primatista italiano. Il difficile è stato dopo, quando l’attività non riprendeva e anche a me sono mancati gli obiettivi”. Faniel ha ripercorso le tappe fondamentali della sua vita e l’incontro l’incontro con Prodeco Pharma qualche mese prima dell’Olimpiade.  Al suo fianco la fisioterapista Mara Mezzalira, il nutrizionista Luca Simoni e, in collegamento dal Kenya, il nuovo allenatore Claudio Berardelli che ha preso il testimone da Ruggero Pertile  “In questa azienda mi sono subito sentito come a casa e ho pensato che questa collaborazione avrebbe potuto aiutarmi- ha spiegato-  Ho capito l’importanza di una corretta integrazione per favorire il recupero dalla fatica, un aspetto che spesso noi atleti trascuriamo. Tutto lo staff  ha la mia stessa determinazione e insieme faremo grandi cose” Il terzo posto a New York è arrivato dopo un viaggio di 56 ore che per un errore sul cognome l’ha bloccato in aeroporto ma ciò non ha impedito a Faniel di fare una gara tutta d’attacco più per coraggio che per incoscienza: “Per me è stato un orgoglio  perchè da ragazzo sognavo già in italiano- ha spiegato- Un orgoglio mettermi quel tricolore sulle spalle che gli organizzatori hanno dovuto in fretta e furia tirar giù da un pennone perchè non avevano previsto che un italiano arrivasse sul podio”. Un podio nella maratona più famosa al mondo che ha emozionato un po’ tutti e ora fa sognare l’Italia che corre. “New York è stata la mia rivincita- ha raccontato Faniel- Dal risultato negativo della gara olimpica è nato il terzo posto. E chissà cosa sarebbe successo se al 26° km non fosse comparso quel dolorino al piede che mi ha consigliato prudenza. Sono sempre lo stesso Eyob, ma con più determinazione. Per questo, dico a tutti: credete sempre in voi stessi”.