Il keniano Lawrence Cherono ha vinto la maratona di Valencia in 2h 5’ 12″ al termine di una vera e propria volata con l’etiope Chalu Deso, secondo a 4 secondi, e al connazionale Philemon Kacheran, terzo in 2h 5’ 19″ firmando così la maratona più veloce di sempre in terra spagnola. Tra le donne assolo di Nancy Jelagat, che vince in 2h 19’ 31″ mettendosi alle spalle le etiopi Etagegne Woldu (2 h 20’16″) e Beyenu Degefa (2h 23’ 04″). E fin qui la cronaca sportiva. Ma Valencia che è diventata ormai la “New York” europea per gli appassionati di maratona è anche un’altra storia. Dopo due anni di stop oltre 14mila atleti  al via dalla città Città delle Arti e delle Scienze in tempi di pandemia fanno di questa edizione numero 41 una sfida nella sfida.  Valencia ormai fa 42 chilometri di storia a sè. Basta alzarsi all’alba e scendere le scale di uno dei tanti ponti che portano nel parco che la attraversa da una parte all’altra la dove una volta c’era un fiume che portava al mare ma che troppo spesso allagava  strade e  abitazioni, per entrare in un mondo in canotte e calzoncini. Corrono in tanti qui. E un po’ ovunque. Incontri gente con la maglietta della maratona di Berlino, Londra, Barcellona e anche (ovviamente) Boston e New York.  Ed è facile correre qui perchè c’è aria di mare, c’è quasi sempre il sole, il cielo azzurro e il clima  è mite. Anche a dicembre, anche se stamattina chi ha corsa ha dovuto fare i conti con un vento che sembrava la bora triestina . Quattordicimila al via sono un fiume di gente che fanno di Valencia una delle grandi maratone mondiali. Un’enormità, un bel segnale, straordinario con l’aria che tira . Un bel percorso che attraversa i luoghi dove si corre il Gp di Formula Uno fino al mare davanti alle coste dove anni fa si è giocata la sfida di Coppa America.  “Piatto che più piatto non si può” assicurano gli organizzatori e, per chi sa cosa significhi correre una maratona, è un bel volantino promozionale. E allora tutti qui a cercare di fermare il crono col miglior tempo personale. Impresa possibile e straordinaria come quella della nostra Giovanna Epis che è arrivata decima in 2h 25’ 20″, quinto crono italiano di sempre, demolendo il record personale di quasi tre minuti rispetto al 2h28:03 realizzato un anno fa a Reggio Emilia quando vinse il titolo nazionale. «Devo ancora realizzare. Pensavo di piangere per la gioia all’arrivo, ma non mi sono neanche uscite le lacrime da quanto ero emozionata- ha detto – Non mi aspettavo di correre in 2h25 e sarei stata contenta per un tempo di 2h26. Ma sono felice anche per aver chiuso forte. Questa gara mi dà la conferma che sono una maratoneta, oltre alla consapevolezza che sto lavorando bene. Volevo tanto oggi da me stessa, perché dopo le Olimpiadi non ero soddisfatta. Vuol dire che il gruppo di lavoro funziona, che a Milano nei dintorni dell’ippodromo di San Siro riusciamo a creare le condizioni per correre forte e che l’aiuto che mi sta dando l’ex azzurro Danilo Goffi serve…”