È partita ieri, poco dopo mezzogiorno, dal Lazzaretto Nuovo di Venezia con il saluto del presidente dell’Associazione Italia-Cina Giuseppe ZHU che le ha offerto un cappellino rosso e un’essenza che tiene lontano il «male» e gli insetti e che in Oriente si usa donare a chi parte per un lungo viaggio. È partita e arriverà a destinazione a Pechino tra due anni a dicembre, si spera prima di Natale. Vienna Cammarota, 72 anni, madre di tre figli e nonna di altrettanti nipoti, è di Ferlitto nel Cilento ed è una delle camminatrici più famose al mondo: con le sue «imprese» ha raccontato il patrimonio naturale, storico e culturale del nostro Paese e non solo del nostro Paese. «Perché lo faccio? Me lo chiedo anch’io – spiega -. Probabilmente perché sono affetta dalla sindrome di Wanderlust, la malattia del viaggiatore, un irrefrenabile desiderio di conoscere popoli e culture. Anche se ora comincio a fare i conti con l’età…». Il lungo cammino è nel suo Dna e nella sua vita ha già attraversato Tibet, Amazzonia, Madagascar, Patagonia, Italia, Europa, Israele, Palestina. Ora riprende: 22 mila chilometri per 1.460 giorni di viaggio. Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Iran. Turkmenistan, Azerbaigian, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakistan, Mongolia da attraversare e alla fine sarà la prima donna al Mondo a raccontare la Via della Seta in epoca contemporanea. Un’impresa infinita, che si fa fatica a pensare e forse anche a raccontare, presentata pochi giorni fa nella Serenissima con i vertici di Archeoclub Italia di cui è ambasciatrice. Un viaggio che parte dal Lazzaretto Nuovo di Venezia dove ci fu la prima quarantena dell’Occidente, un’isola prima abbandonata ed oggi importante museo ambientale, storico ed archeologico dove è possibile ammirare le pitture del ’500, i graffiti spontanei dei marinai, le «camere di contumacia», l’area cimiteriale e tutte la documentazione originale legata agli eventi epidemiologici dell’epoca coi disegni e i segni delle pinze che venivano bruciate per sanificare gli ambienti. «L’idea nasce dalla curiosità e dalla storia- racconta- perché personalmente sono molto legata alla storia e terminato il Viaggio in Italia dello scrittore tedesco Wolfgang Goethe, mi sono innamorata di Marco Polo. Su Marco Polo sto imparando tante cose e questo viaggio mi servirà per riscoprire le sue tracce». Era da un po’ che sognava di partire ma ha dovuto spostare più volte la data a causa della pandemia. Ora ci siamo ma aspettando si è preparata: «Sportivamente e mentalmente – spiega – ad esempio vivendo da sola per parecchio tempo in un rifugio a 1.600 metri». Durante il cammino sarà seguita da un fisioterapista, porterà con sé l’abbigliamento necessario, un pannello solare per ricaricare i telefonini, il Milione, la Bandiera dell’Italia e quella dell’Ucraina perché, tra le tante cose, il suo sarà anche un viaggio di pace. «Se ho paura? Bisogna sempre avere paura altrimenti non si troverebbe mai il coraggio di fare le cose…».