Record su record che Simone Barlaam, oro ai Giochi olimpici di Tokyo, ha messo in fila anche negli ultimi mondiali paralimpici di nuoto a Madeira in Portogallo. Sei ori e sei record per il 22enne milanese che ieri sera ha dominato i 50 metri stile libero in 24 secondi netti e con gli altri azzurri la staffetta 4×100. Venerdì aveva vinto i 100 dorso con il tempo di 59’72 primo a scendere sotto il minuto. Ma l’atleta delle Fiamme Oro e della Polha Varese in questi mondiali ha vinto anche l’oro nei 100 farfalla con record dei campionati, nei 100 stile libero con WR, nei 400 stile libero con il record europeo. Non solo lui. È l’Italia tutta che vince e continua a stupire. Il conto parla di 27 ori, 24 argenti e 13 bronzi per un totale di 64 medaglie che fanno di questa spedizione una spedizione «storica». Un bilancio impressionante che mette gli azzurri nel medagliere al primo posto davanti a due colossi come Stati Uniti e Brasile. «Sono contento e non me l’aspettavo…» ha commentato Barlaam dopo l’ultimo oro. Ma forse non è proprio così perché la crescita di questo ragazzo, che due anni fa il Comune di Milano premiò con l’Ambrogino, pare inarrestabile. E non è una crescita solo sportiva. L’azzurro sta diventando il volto nuovo di uno sport che spiega, meglio di tante altre chiacchiere, quanto la vera disabilità sia solo negli occhi di chi guarda, di chi non comprende che dalle diversità si può solo imparare. E crescere. «Per me l’acqua è amica…» racconta sempre. «Non la combatto perché non sa se tu hai due braccia e due gambe, se sei diverso, se hai una gamba sola. Per questo credo che continuare a differenziare lo sport tra “normale” e “paralimpico” sia ormai fuoritempo. Lo sport è fatto da persone e ovviamente da atleti questo è ciò che conta. E l’acqua è l’unico posto dove la disabilità non esiste. Ma non è così ovunque purtroppo, perché poi nella vita di tutti i giorni le difficoltà restano enormi». Barlaam, che da quest’anno si sta allenando nella nuova piscina olimpionica della Bocconi, studia al Politecnico ingegneria meccanica. È nato con una deformazione dell’anca e una ipoplasia congenita del femore destro che ha impedito all’arto di svilupparsi come l’altro e nei primi anni di vita lo ha reso fragilissimo, praticamente come il cristallo. Dopo ben 12 interventi chirurgici ora cammina con una protesi alla gamba. Non è però veloce solo in acqua. Fissato con i fumetti ha la passione del disegno e sogna di emulare Zerocalcare ma anche Altan. È testimonial di Emporio Armani e ha anche partecipato come ambasciatore paralimpico a una conferenza di Prada sulla sostenibilità a New York. Inutile dire che non finisce qui: la sua storia continua.