“Io pensionato? sinceramente in questi giorni ho un’agenda zeppa di appuntamenti e forse ero meno impegnato prima…” E detto da uno che pochi giorni fa è arrivato nono all’Elba nella tredicesima edizione della Capoliveri Legend Cup «World Track», la gara internazionale  Marathon di mountainbike, suona strana la parola “pensionato”. Però così è. Vincenzo Nibali non è più in gruppo, nessun ripensamento neppure dopo il lungo applauso dei tifosi che lo ha accompagnato per tutti i 253 chilometri dell’ultimo Giro di Lombardia. “Lo squalo” ha cominciato a pedalare altrove e non sempre in sella. Così ha raccontato ieri a Palermo ospite (d’onore) dei Gazzetta Sport days. Un “Nibali-pensiero” che raccoglie in sei parole passato e futuro, che spiega progetti e rimpianti, che è la sintesi perfetta di un campione e anche di un uomo che al ciclismo, e allo sport azzurro più in generale, ha dato molto di più di ciò che sembra. C’è un tempo che non si vuole che arrivi perchè più di ogni altra cosa dà l’idea del tempo che passa, che sfugge e si porta via i nostri eroi oltrechè la giovinezza. Ma va così. Restano in bacheca Tour, Giro, Vuelta, Sanremo, Lombardia a sfumare un po’ di nostalgia,  anche se ciò che verrà non è per nulla banale…

PROGETTI? Sì, sto lavorando per partire il prossimo anno con un nuovo team Professional.  E’ un progetto insieme con il manager sudafricano Doug Ryder  che vedrà  un gruppo di 24 corridori. Una nuova sfida con  sponsor svizzeri ma anche italiani come la nota casa di abbigliamento sportivo  Q36.5 che darà il nome alla squadra. L’obiettivo sono anche le sfide internazionali

RIPENSAMENTI? No, nessun ripensamento. Non mi è mai passato per la testa neppure dopo tutti gli applausi al Giro di Lombardia. Anche se il Giro è stato il momento più emozionante di tutta la stagione. Il quarto posto  è stato ottimo perchè sinceramente centrare il podio dopo 18 stagione sarebbe stato davvero difficile

L’EREDE? Un nuovo Vincenzo Nibali al momento non c’è. Ma il movimento cresce e c’è tempo e spazio per andarlo a cercare o per costruirlo.  Filippo Ganna non si discute, negli ultimi anni è andato davvero forte e il record dell’ora che ha appena fatto passerà molto tempo prima che glielo portino via. Per le corse a tappe bisogna però aspettare ancora un po’

L’EMOZIONE? La più grande della mia carriera è stata il primo Giro d’Italia perchè l’ho sognato da bambino. Avevo il cuore accelerato poi ho imparato a gestirlo, mi sono placato ed è diventato casa mia. Ne ho vinti due e qualcuno l’ho buttato via…

RIMPIANTI? Sì, tanti però mitigati dai tanti successi. Mi manca un tiolo mondiale ma soprattutto la medaglia olimpica. E’ una sfida che capita ogni quattro anni, trovare la giornata giusta è sempre difficile

LA FAMIGLIA? In un mestiere duro come il mio è fondamentale per  i consigli, per la saggezza. E’ un rifugio nei momenti di sconforto