Studer: “Strade sicure? Giusto spalmare gli orari ma non basta”
La tragedia che in via Tito Livio ha portato via un ragazzo di 14 anni che in bici stava andando a scuola, distrutto la vita della sua famiglia e quella del tranviere che guidava il tram è un dramma devastante che pone più di una riflessione, perché oggi pedalare a Milano è diventato davvero pericoloso, vuoi per una mobilità schizofrenica, vuoi per un sempre più diffuso senso di anarchia che vale per chi guida mezzi a motore ma anche per chi pedala. Da tempo c’è polemica sulle ciclabili ma, piaccia o no, andare con una bici su una ciclabile è comunque meglio che non in mezzo al traffico tra auto, tram e furgoni. Però la mobilità di una città moderna non è un monolite inscalfibile difeso più per ideologia che per logica. È più la ricerca di un equilibrio tra auto, bici, pedoni monopattini, tram, bus e via così. Luca Studer, docente di Circolazione e Sicurezza stradale al Politecnico, una “ricetta” su ciò che andrebbe fatto per risolvere come per magia tutte le criticità non ce l’ha ma, nell’intervista sul Giornale di oggi, mette sul piatto alcune idee che sono sicuramente un contributo ad un dibattito che non può prescindere dal fatto che tutte le grandi città, in un modo o nell’altro, debbano fare i conti con spazi limitati, commistioni tra mezzi, scarsi controlli e purtroppo scarsa educazione.
Due giorni fa il 14enne Luca Marengoni è stato investito dal tram 16 mentre attraversava i binari in bici. A differenza di altre linee di tram in sede protetta, il 16 in quel tratto non è protetto. E le transenne che avrebbero reso impossibile attraversare in quel modo?
«La barriera protegge, ma isola, significa spezzare in due quartieri e strade. In piazza XXIV maggio ci sono le catenelle per separare la linea tramviaria, così alle Colonne, ma il tram non è qualcosa che non si sente passare o non si vede».Secondo lei la mobilità a Milano è pericolosa?
«La strada è pericolosa per definizione: ogni anno muoiono 3.300 persone, mentre 3/4 degli incidenti urbani coinvolgono un mezzo e un utente debole della strada. Gli incidenti in città hanno conseguenze meno gravi perchè la velocità con cui si viaggia è più bassa. Regione Lombardia e Milano sono sotto la media»A Milano c’è una commistione di mezzi di trasporto diversi, con tempi ed esigenze differenti, costretti a convivere.
«In tutte le città del mondo c’è una commistione di mezzi diversi: la separazione non ha senso e, soprattutto, non c’è spazio. Io sono favorevole ad avere zone dove la commistione è altissima ma in cui tutti hanno la stessa importanza. Chi fa male è l’auto per la velocità a cui viaggia».Qual è la soluzione per una mobilità mista ma sicura?
«Per me assolutamente abbassare la velocità e limitare la presenza delle auto. Se dobbiamo separare, facendo la pista ciclabile in sede protetta, dove la facciamo? Perchè non c’è spazio. Se si guarda bene ci sono tre corsie dedicate alle auto: sosta sui due lati e carreggiata al centro. È chiaro che se devo trovare lo spazio per qualcos’altro, l’unica soluzione è togliere le auto».L’assessore ai Trasporti della giunta Albertini Giorgio Goggi ricorda che il piano dell’amministrazione prevedeva 50mila auto interrate, che la giunta Moratti aveva dimezzato. Attualmente il piano parcheggi è fermo al palo.
«La sosta è un problema storico italiano. Bisognerebbe portare le auto sotto terra per guadagnare spazio per gli altri mezzi».Poi c’è il tema di furgoni e furgoncini che girano senza avere particolari limitazioni orarie, che parcheggiano in doppia fila ostacolando la circolazione, come accade quotidianamente in via Solari dove perse la vita Giacomo, il ragazzino in bici, 11 anni fa. Un controllo più stringente e una guerra alla sosta selvaggia per differenziare la circolazione dei mezzi pesanti migliorerebbe la circolazione.
«È sempre una questione di spazi, servono parcheggi per il carico scarico ma per farli bisogna togliere auto in sosta. Va bene costruire parcheggi interrati, però i parcheggi attraggono le auto».Come vede una differenziazione degli orari a seconda dei tipi di traffico?
«Una cosa buona che il Covid ci ha portato è stato il tentativo di spalmare gli orari per evitare le ore di punta».Purtroppo però «il Patto per Milano» è stato dimenticato.
«La differenziazione degli orari credo sia una cosa giusta».Avere più vigili per le strade non renderebbe la circolazione più sicura? Ci sono bici contro mano, monopattini sui marciapiedi, attraversamenti con il rosso, guida con il cellulare…
«Fare multe o controlli aiuta, ma non basta e non si possono mettere vigili a ogni incrocio. Credo che sia un discorso di cultura ed educazione».A Milano c’è una sorta di presunzione per cui i ciclisti pensano di poter fare quello che vogliono.
«Sì, anche se credo che ci sia un senso di pericolosità della strada per cui vanno sul marciapiede perchè più sicuro. Anche la sosta sul marciapiede è vietata, come in doppia fila. Faccio fatica ad assegnare l’irregolarità a una sola categoria. Bisogna eliminare le condizioni che danno adito alle irregolarità».Quali sono i tre elementi per creare queste condizioni?
«Auto meno veloci quindi zone 30, meno auto in sosta (e in circolazione a lungo termine) e zone con condivisione degli spazi in cui tutti hanno uno stesso ruolo e si rispettano. A questo concorre anche un trasporto pubblico concorrenziale al mezzo privato».