«Avremo i Giochi della Gioventù, non mettiamoci solo le competizioni classiche, mettiamo anche il “plogging”. Facciamo in modo che correndo ragazzi e ragazze raccolgano i rifiuti. Poi la classifica è la combinazione della corsa e della quantità dei rifiuti raccolti». Lo ha detto il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, durante  “Rom-e, ecosostenibilità e futuro” presso la casa del cinema a Villa Borghese, riferendosi alla disciplina sportiva nata in Svezia nella quale si fa jogging e si raccolgono i rifiuti che si incontrano lungo in percorso . «Questo non è che risolverebbe improvvisamente tutti i problemi ma daremmo dei segnali, ovvero quelli che saremmo pronti a prenderci delle responsabilità e a condividerle con i giovani…». Eccolo qua il plogging, un po’ sport, un po’ esercizio di coscienza civica, molto pratica ambientale virtuosa e concreta che vale più di tante chiacchiere e soprattutto di tanti odiosi blocchi stradali o monumenti imbrattati. Si corre e si raccolgono rifiuti e vince chi va più forte e ne raccoglie di più e di maggior qualità. Eccola qua la nuova frontiera dello sport pulito nata nel 2016 a Stoccolma da un’idea di Erik Ahlström, un atleta che aveva notato parecchia immondizia lungo la strada che percorreva ogni giorno per allenarsi e per andare al lavoro. Rifiuti che rimanevano lì anche per settimane senza che nessuno raccogliesse. Detto fatto ha cominciato a correre con un sacco della spazzatura e da lì è nato tutto.  Messaggio semplice, basico, efficace che vale un titolo mondiale. E infatti pochi giorni fa a Genova il campionato mondiale di plogging è si è disputato davvero e ha visto al via oltre 80 atleti e atlete da 16 Paesi che si sono sfidati all’interno del Parco delle Mura, correndo e ripulendo un angolo suggestivo di montagna a poche centinaia di metri dal mare.  A vincere il titolo sono stati  Manuel Jesús Ortega García, tra gli uomini e Elena Canuto, già campionessa Mondiale della prima edizione, tra le donne.  Era  la terza edizione iridata e si è chiusa con un nuovo record  che ha portato ad una raccolta di circa 3000 kg di rifiuti abbandonati, di cui oltre 2.000 kg, ovvero il 71% del totale, già avviati al riciclo. Un “bottino di rumenta” importante  a fronte dei 1.152 kg recuperati al termine dell’edizione 2022 e dei 795 kg raccolti nella prima edizione di tre anni fa.  Gli atleti in gara hanno raccolto in media 2,2 kg di rifiuti per ogni chilometro percorso dopo aver “pattugliato” circa 1.318 km di sentieri e strade nelle 6 ore di gara. Come da regolamento, la classifica finale è stata determinata da un algoritmo che ha analizzato tre diversi parametri: la distanza percorsa, il dislivello positivo e la qualità e la quantità dei rifiuti raccolti, trasformati in ‘CO2 equivalente’ non emessa in atmosfera.  Un impatto sociale e ambientale notevole  che si è concretizzato  nei quasi 6 milioni di grammi di CO2 non emessi in atmosfera grazie alla corretta separazione e avvio al riciclo dei rifiuti raccolti,  quantità di emissioni pari a quella prodotta da 60.000 km percorsi da un’auto o da 50 voli aerei tra Milano e Roma. «Anche quest’anno i runner hanno saputo stupirci, impegnandosi dal punto di vista atletico e ambientale in modo straordinario – spiega Roberto Cavallo, direttore di gara – Correre in un ambiente naturale permette di apprezzarne fino in fondo la bellezza  che sempre più rischia di essere messo in crisi dalla pressione dell’uomo, delle sue attività e della sua disattenzione . La cosa più semplice per preservarlo è cercare di lasciare i sentieri, le strade e i luoghi che attraversiamo puliti e di raccogliere ciò che incontriamo abbandonato da altri. Questo è lo spirito…”