Una tessera sanitaria a punti per chi fa vita sana?
La virtù non è dono ma conquista… E, anche senza scomodare Socrate, si capisce al volo che i «punti» che l’assessore al Welfare lombardo Guido Bertolaso vorrebbe assommare sulle tessere sanitarie di chi ha uno stile di vita salutare bisognerà «sudarseli». Ma come si vive virtuosamente? A cosa si deve rinunciare? Alcol? Fumo? Solo un riso in bianco e un petto di pollo ai ferri con un po’ d’olio d’oliva prima di coricarsi e mai dopo la mezzanotte? E quanto si deve camminare, pedalare, quante volte andare a nuotare? Ognuno vive come meglio crede, ma pare fuori discussione che chi fa vita sana al sistema sanitario costa meno. Non sono chiacchiere. Secondo l’Ocse l’Italia è il Paese più sedentario tra i bambini nei 36 Paesi Ocse e il quarto tra gli adulti. E ciò, in spesa sanitaria, ci costa 3,8 miliardi di euro all’anno se si considera che, dai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, la sedentarietà è causa del 9% delle malattie cardiovascolari, dell’11% dei casi di diabete di tipo 2, del 16% dei casi di tumore al seno e del 16% dei casi di tumore al colon-retto. Se solo l’Italia si allineasse alla media dei Paesi Ocse in termini di popolazione sedentaria (34,7%), si potrebbero evitare costi sanitari per 900 milioni ogni anno. Che non sono bruscolini… Ma, al di là della noia dei numeri, dei risparmi e della effimera polemica se sia meglio passare le proprie giornate comodamente seduti su un divano o attovagliati davanti ad una «cacio e pepe» piuttosto che dannarsi l’anima pedalando in bici sui tornanti dello Stelvio, resta il fatto che chi fa vita di movimento qualche guaio fisico lo schiva con buona pace di chi scomoda etica o derive autoritarie. Lo sport come pratica quotidiana è benessere e conviene sempre. Anche a chi ha da un pezzo passato i 40, i 50 o i 60. Anche a chi nella vita non ha mai fatto una rampa di scale, quella nutrita truppa di oziosi convinti che gli americani chiamano «couch potatoes», i sedentari incalliti. Il «mantra» di Bob Sallis, past president dell’Acms, l’American College of sports Medicine che da anni studia gli effetti positivi dello sport sulla vita quotidiana è «Che ogni corpo cammini…». Camminare per 10 minuti, a livello cerebrale, stimola la produzione di endorfine che diminuiscono stress, tensioni, nervosismo e stanchezza. Trenta minuti riducono il rischio di glaucoma e, in 5 anni, dimezzano il rischio di ammalarsi di Alzheimer, fanno ammalare meno di influenza e raffreddore, migliorano la salute del cuore perché aumentano il battito cardiaco e la circolazione del sangue, potenziano i muscoli delle braccia, della schiena e gli addominali. I punti sulla tessera sanitaria? Solo un dettaglio. Chissenefrega…