La Dwars door Vlaanderen 2025 verrà ricordata per il pasticcio  della Visma  Lease a Bike che, con tre uomini sui quattro in fuga,  si fa beffare nella volata dallo statunitense Neilson Powless dell Ef Educational Easy Post. Wout Van Aert, Tiesj Benoot e Matteo Jorgenson lo portano in carrozza al traguardo e poi restano a bocca asciutta convinti probabilmente di farne un sol boccone.  Nel manuale delle sconfitte clamorose questa volata ci entra di diritto. Ma non è la sconfitta delle Visma, la beffa, il disastro come titolano quasi tutti i siti dei giornali belgi a far rumore.

A sconquassare il ciclismo belga (e non solo belga) è la resa di Wout van Aert, il campione più amato,  il fuoriclasse che in tutti questi anni ha fatto innamorare i tifosi  di questo sport, li ha uniti, li ha fatti appassionare ad un ciclismo  che lui ha interpretato con classe, con eleganza, con la lealtà dei grandi, con uno stile che lo ha reso inconfondibile.

Impossibile non “innamorarsi” di Wout van Aert. Impossibile non fare il tifo per un campione che ha vinto, che ha spesso perso, che ha lasciato vincere i suoi compagni di squadra che è stato capace di imprese memorabili, che non si è tirato mai indietro  quando si trattava di fare il gregario, che è caduto, si è ferito, si è rialzato, non si è mai arreso, che ha combattuto contro la sfortuna che spesso ha dato l’impressione di accanirsi. Per questo oggi, quando a una settantina di chilometri dal traguardo, quando con un’azione fantastica la Visma è partita in fuga con quattro dei suoi quasi fosse una crono a squadre, tutti hanno in un attimo pensato che, dopo un anno esatto da quella rovinosa caduta che in pratica lo aveva tolto di mezzo per una stagione intera, fosse arrivato il giorno del suo riscatto.

Tutti, tranne Neilson Powless e i parenti e  gli amici di Neilson Powless, volevano che vincesse Wout Van Aert, Lo volevano i suoi direttori sportivi, la sua gente, i suoi compagni di squadra e forse anche i suoi avversari perchè c’è un ciclismo con Wout van Aert e ce n’è un altro senza. E non sono la stessa cosa. E lo voleva lui che alla fine lo ha anche ammesso come solo lui poteva fare: “Questa sconfitta è colpa mia, volevo vincere è ho chiesto alla squadra di portarmi alla volata. Sono l’unico responsabile…”.

Wout van Aert nonè un ragazzino. E’ un campione,  un uomo, è marito e padre. Sa cosa significa prendersi le responsabilità di una sconfitta che non è solo la sconfitta alla Dwars door Vlaanderen. Il timore, per chi ama il ciclismo e questo campione immenso che in tutti questi anni lo ha onorato ed esaltato uno sport che gli deve molto, è che la sconfitta oggi nelle Fiandre  sia purtroppo qualcosa di più,  sia una “batosta” che lascerà un segno profondo nell’anima più che nelle gambe e sia l’inizio di una parabola discendente che lo porta irrimediabilmente lontano da avversari con cui ha sempre lottato come Van der Poel, Pogacar, Pedersen. Qui lo scorso anno  il campione belga era caduto ed aveva chiuso anzitempo una stagione che aveva preparato con attenzione. Qui oggi è arrivato al traguardo secondo in una volata che doveva solo vincere e la paura, per chi è innamorato di questo sport, è che non abbia perso solo una volata…