C’è sempre un traguardo da conquistare ma spesso la sfida è un’altra.  Vale per i grandi campioni, vale per tutti. Vale per Gianni Sasso, 55 anni ischitano, atleta paralimpico azzurro a Rio nel 2016 e detentore, tra i suoi tanti record mondiali, anche di quello sulla maratona con le stampelle. Pochi giorni fa ha portato a termine il Camino di Santiago, in poco più di un mese e mezzo ha concluso questo suo viaggio che era cominciato il 9 luglio da Saint Jean pied Deport, sui Pirenei francesi. Non solo. Arrivato a Santiago non si è fermato ma ha proseguito fino a Finisterre, laddove per gli uomini del Medioevo finiva il mondo e si raccoglieva la capasanta,  la conchiglia di  Pecten jacobaeus simbolo del Camino. Mille chilometri per sensibilizzare un po’ tutti, dagli enti, alle federazioni agli sponsor ad acquistare handbike per disabili che vorrebbero fare sport e non ne hanno i mezzi che, proprio in questi giorni paralimpici è un tema più che mai attuale e che andrebbe affrontato perchè spesso (ancora troppo spesso) la pratica sportiva per chi ha una disabilità non è un diritto acquisito. Mille chilometri di cammino, una decina di ore al giorno, distanza impegnativa per tutti figurarsi pe chi la affronta con una gamba sola, con le stampelle e con uno zaino di una decina di chili sulle spalle. Non  una impresa sportiva ma , come racconta lui, una “storia fantastica e magica” per portare nel mondo un messaggio di urgenza e fraternità , per far sì che chi può dia una mano alle  persone con disabilità gravi per farle stare meglio, per lanciare una raccolta fondi che servirà ad acquistare macchinari e attrezzi per migliorare la  condizione di chi quotidianamente, e non solo nello sport, si imbatte in barriere e pregiudizi. La sua nuova vita comincia parecchi anni fa. Sasso perde la sua gamba sinistra in un incidente con il motorino: ha sedici anni e con un amico vengono travolti da un’auto.  Impara a muoversi con le stampelle, a giocarci e poi a fare sport. Lo chiamano l’uomo dei record perché nella sua nuova vita da amputato decide che con lo sport deve esagerare. Campione italiano di paraciclismo a cronometro, campione italiano e bronzo europeo di paratriathlon, alpinista, maratoneta, calciatore capocannoniere del campionato italiano di calcio amputati, campione del mondo in Messico con la Nazionale amputati, recordman di maratona nel 2005 all  New York City Marathon in 5 ore 5 minuti e 44 secondi.  Anni fa, nel 2019, tornò a New York per accompagnare nella maratona un gruppo di atleti disabili a cui aveva fatto da coach ma soprattutto d’esempio: ” E’ impossibile rendersi conto di quale difficoltà sia fare una maratona su un paio di stampelle- raccontò allora-  Conta tutto. Contano la testa, il pensiero, la voglia di vivere, di dimostrare soprattutto a se stessi che non c’è nulla di impossibile, che la sorte si può battere, che i limiti per uno che a sedici anni ha perso una gamba in un incidente stradale sono quelli che fissano gli altri. Tu sei lì per far vedere a tutti che c’è sempre una strada da percorrere e che ne vale la pena”. E questa volta la strada l’ha portato sul Camino di Santiago a conquistarsi un sogno.