Il 7 febbraio del prossimo anno a Bormio si svolgerà la discesa libera maschile che di fatto aprirà le gare delle Olimpiadi di Milano-Cortina.  Ciò significa che ormai ci siamo, che ai Giochi invernali manca davvero poco. E fa riflettere il fatto che la città che organizza ad oggi si presenti con una situazione dell’impiantistica sportiva in generale davvero desolante. La scorsa settimana, in una intervista al Giornale l’assessore allo sport di Palazzo Marino Martina Riva ha fatto il punto su tutta una serie di progetti che vedranno finalmente la luce negli anni a venire. Dal restyling dell’Arena per cui servirebbe però uno sponsor a quello del Lido di Milano ormai chiuso da anni a quello della piscina Scarioni,  all’Agorà il palazzo del ghiaccio ormai fuori servizio da tempo. E con l’elenco, purtroppo si potrebbe anche continuare. Va detto che, al di là di qualche caso, non è questa una situazione che la giunta Sala si ritrova in eredità visto che il sindaco è al secondo mandato e ormai quasi alla fine.  Ma al di là della polemica fa un po’ specie che la città olimpica sia ancora un cantiere aperto ad un anno dai Giochi, quando invece dovrebbe ormai preoccuparsi dei dettagli . Ma un motivo forse c’è. Ormai da anni il dibattito sulle infrastrutture sportive milanesi non gravita tanto su quegli  impianti più che mai necessari per lo sport di base,  ma  ruota tutto sullo stadio di San Siro, su come dovrebbe essere il nuovo impianto, dove dovrebbe sorgere e  via così. Era il 26 settembre del 2109 quando,  nell’aula magna del Politecnico alla Bovisa, Milan e Inter con i progetti dei due studi Populous e Manica-Sportium, chiedevano di scegliere se al posto del Meazza sarebbe dovuto sorgere un nuovo impianto costruito su due Anelli, oppure una Cattedrale. Cinque anni fa, che poi erano sei perché del nuovo stadio se ne parlava abbondantemente già da un anno. È da allora che a Milano non si parla d’altro. Piani di fattibilità, progetti, abbattimenti, ristrutturazioni, nuove aree, fughe in avanti verso Rozzano e San Donato, retromarce, ripensamenti, dichiarazioni di interessi fino a stabilire, messo nero su bianco dall’Agenzia delle entrate, che il prezzo giusto è di 197 milioni. Che poi forse è un dettaglio trascurabile perchè  a chi vuole investire lo stadio interessa il giusto, interessano di più le aree che gli stanno attorno. Ma tant’è.  Gli stadi restano ormai al centro di pensieri, dibattiti e progetti  mentre lo sport  “minore” annaspa col grido di dolore di tante società sportive costrette a fare i salti mortali per trovare impianti e spazi per far allenare i propri giovani. Di questo si parla poco. Quasi mai. E le olimpiadi ormai sono qui.