Il mormorio notturno di Cormac McCarthy

Quando ho finito di leggere l’ultimo romanzo di Cormac McCarthy Il passeggero (Einaudi, con la traduzione di Maurizia Balmelli) mi è venuta in mente una fotografia che recentemente avevo visto sui social. Una fotocomposizione dove compariva i quattro di Liverpool con una scritta sopra la loro testa che recitava così: Sorry for raising the bar to high. Quella frase mi è infatti sembrata adattissima per McCarthy. O meglio per questo suo nuovo romanzo (prima parte di un lavoro che si completerà a settembre con la pubblicazione di Stella Maris). L’autore americano ha infatti posto decisamente troppo alta l’asticella. E per un lettore senza […]

  

“Come se fossi sceso da una montagna immaginando di salire”

Sono ancora qui a parlare di quei meravigliosi collegamenti che si creano nel momento in cui fruiamo l’arte. Nel caso in questione si tratta dell’arte cinematografica. Mi è infatti capitato di ammirare in tv (vedere sarebbe riduttivo) il film Living, uscito nel 2022 e diretto dal regista sudafricano Oliver Hermanus. Scritto da Kazuo Ishiguro (l’autore, per intenderci, del meraviglioso Quel che resta del giorno), il film riprende e attualizza uno dei primi capolavori di Akira Kurosawa. Al netto delle dovute differenze, la pellicola racconta la parabola di un funzionario pubblico che abbandona la sua apatica divisa di burocrate quando scopre di […]

  

Il piroscafo di Zweig viaggia nel tempo

Non mi rassegnerò mai. La scomparsa di Stefen Zweig (Brasile, 1942) per me resta un mistero davvero insolubile. A differenza del suo collega Walter Benjamin, l’autore di Il mondo di ieri era riuscito a uscire dall’inferno dell’Europa durante la seconda guerra mondiale. Si era appunto lasciato alle spalle non solo il mondo della Vienna felix, ma aveva anche messo un oceano tra i suoi rimpianti e gli orrori del nazismo. La sua figura mi torna in mente ora che ho appena concluso di leggere La novella degli scacchi (nella pregevole traduzione offerta da Enrico Ganni per i tipi di Einaudi). Prima […]

  

Quando i misteri ministeriali erano tutti da ridere

Il lockdown (dovuto alla pandemia), il ricorso massiccio allo smartworking e l’accelerare nel trasferire sul piano telematico il numero maggiore possibile di adempimenti burocratici e amministrativi ha senza dubbio modificato radicalmente i rapporti tra il cittadino e la Pubblica amministrazione. Possedere uno spid (e soprattutto saperlo usare) diventa quasi segno di onnipotenza. E quel piccolo utente/cittadino, che tanto miserrimo e indifeso si sentiva di fronte al gigantesco Moloch della macchina amministrativa, è diventato più grande e più forte. Fino al punto di muoversi sulle sue gambe. Anche lo stile del linguaggio burocratico ha dovuto prendere atto di questa trasformazione antropologica. […]

  

Senza compromessi con la vita l’artista muore

Anche in letteratura è tutta una questione di date. Emile Zola pubblica L’opera nel 1886 mentre Oscar Wilde dà alle stampe Il ritratto di Dorian Gray nel 1890. I due romanzi non hanno niente a che fare l’uno con l’altro. Temi e stile sono molto differenti quindi non ci sarebbe quasi da parlarne se non fosse per un dettaglio. Il ritratto, appunto. Tutto il romanzo di Zola ruota intorno a un quadro dove campeggia una figura femminile. E il plot stesso del romanzo dello scrittore irlandese è incentrato sul potere diabolico di un ritratto che assume su di sé il […]

  

L’idiota di genio e il suo inno alla pace

“Il patriottismo, la fedeltà al dovere e l’abnegazione sono le vere armi in una guerra”. Con queste parole si chiude il grande romanzo Il buon soldato Scvejk dello scrittore boemo Jaroslav Hasek (da me letto nell’edizione dell’Universale economica di Feltrinelli con la traduzione di Bruno Meriggi). Si chiude con queste parole non soltanto il romanzo (a suo modo picaresco, a suo modo on the road, sicuramente pacifista) ma anche la vita del suo autore (1883-1923). Infatti è rimasto incompiuto anche se il lettore non ne coglie l’incompiutezza visto che una trama vera e propria non c’è. Al centro del lungo […]

  

Pereira, un eroe giovanissimo

Da qualche parte in questi giorni ho sentito citare Antonio Tabucchi. Anzi, per la verità, era un articolo (chissà su quale giornale o rivista) in un cui l’autore citava Pereira, il giornalista timido e pavido protagonista dell’omonimo romanzo che ha fatto conoscere e apprezzare anche dal grande pubblico nel 1994, dopo la vittoria del Premio Viareggio e del Premio Campiello, il suo autore. Nell’articolo – che colpevolmente ho letto troppo distrattamente – si diceva che sono tempi, i nostri, in cui è utile ricordare la figura di Pereira e il suo alto insegnamento morale.  La frase “sono tempi, i nostri […]

  

Giù le armi! E leggete Puskin!

Non potevo non leggerlo, alla prima occasione. Paolo Nori, forse suo malgrado, è l’autore del momento. E il suo romanzo Sanguina ancora (Mondadori), dedicato alla figura e all’opera di Dostoevskij, affronta un tema, ancora suo malgrado, fin troppo attuale. E il tema non è semplicemente l’arte letteraria del celebre (e ampiamente celebrato) scrittore russo. Bensì l’utilità, anche per lettori distanti per epoca e per posizione geografica, dei suoi romanzi e racconti. Nori è un romanziere (oltre che un raffinato studioso di civiltà e letteratura russa) molto talentuoso. Sa essere coinvolgente col lettore. Ha una voce simpatica e originale. E questo […]

  

La Grapa del Moro è una “montagna incantata”

E’ il sogno di ogni scrittore avere tra le mani un “personaggio leggendario” che – incredibile a dirsi – “è esistito davvero”. Però devi essere uno scrittore davvero bravo per maneggiare una “fortuna” simile senza sprecare il suo potenziale. Paolo Malaguti (classe 1978) lo è. Ne è prova il suo ultimo romanzo Il Moro della cima (Einaudi). Un romanzo che parla appunto di un personaggio avvolto da una gloriosa leggenda ma che è anche personaggio storico realmente esistito. Tale la sua fama e la sua leggenda che l’editore decide di aggiungere una foto del signor Agostino Faccin al fondo del […]

  

Joseph Roth e la pazienza “miracolosa”

Nell’attesa che la pandemia si trasformi in una più innocua influenza endemica bisogna maturare dentro di noi una forte dose di pazienza. La “pazienza di Giobbe“ con cui sopportare ristrettezze, regole ferree, distanziamento sociale e mascherine. In un simile “clima” può essere utile, infatti, rifarsi alla celebre figura biblica. Magari attualizzata come quella proposta da Joseph Roth nel romanzo che prende il nome proprio dal celebre patriarca le cui virtù ed esempio sono esaltati dalla Bibbia. Mi è capitato in mano in questi giorni l’ultima edizione di Giobbe, la diciannovesima che Adelphi ha mandato in stampa da quando, nel 1977 […]

  

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