1440340665-1440340652-3Uno guarda i mondiali di atletica a Pechino e trova le solite bandiere sui pennoni. Quelle tricolori in questo giro rischiano seriamente di restare nei cassetti dell’organizzazione. Tante invece, come sempre,  quelle americane.  Chissà perchè? Già, chissà perchè? Semplicemente si potrebbe dire che gli Stati Uniti vincono tante medaglie perchè sono un territorio immenso con una popolazione immensa e quindi, per la legge dei grandi numeri, salgono più facilmente sul podio. Può essere. Ma non è così. Gli americani vincono perchè hanno una cultura sportiva che va oltre lo sport, oltre il mito del successo , oltre una qualificazione olimpica, un podio, un oro. Mi aveva colpito un po’ di tempo fa il racconto, pubblicato sul sito di Repubblica, di Niccolò Campriani, fiorentino e azzurro di punta della squadra italiana alle Olimpiadi di Londra 2012 con un oro e un argento nel tiro con la carabina. Da noi, ovviamente, non se lo ricorda più nessuno perchè così capita sempre. Siamo bravissimi a snocciolare la formazione dell’Inter di Trapattoni campione d’Italia ma un oro olimpico per cercarlo bisogna andare a Chi l’ha Visto.  Campriani è un immigrato, nel senso che vive negli States dove fa l’ingegnere dopo una laurea alla West Virginia University, ed e stato uno dei 400 studenti-atleti invitati alla Casa Bianca dal presidente Barack Obama.  Tutti ragazzi che hanno vinto i campionati universitari  ma sconosciuti ai media e al grande pubblico e che non diventeranno neanche mai campioni. Ma sono  il ritratto di una concezione di sport sana e salutare, secondo la quale è importante investire sugli atleti non solo in vista din un mondiale o di una  prossima olimpiade.  “Ho avuto il privilegio di poter vivere lo sport collegiale americano- racconta Campriani–  un sistema forse non perfetto, ma che offre molti spunti di riflessione. E’ un mondo dove i professori ti chiedono e non per educazione come è andata la gara della domenica e dove gli allenatori vogliono sapere come è andata l’interrogazione”.  Si studia e si fa sport, si trova il tempo per tutte e due le cose e una diventa complementare all’altra. Senza alibi. Senza mamme che si preoccupano perchè i cuccioli sono stanchi e non hanno poi il tempo per studiare, perchè l’allenatore usa metodi troppo duri o perchè ci si allena anche con il temporale. Senza l’assillo della vittoria, delle medaglie anche se è chiaro che seminando poi le medaglie arrivano. Da noi non funziona esattamente così. Servirebbe un politica seria per lo sport e servirebbero politici che dessero l’esempio. Qualcuno in verità c’è, ma non troppi. Per questo colpisce la foto  in mouintainbike di Barack Obama e famiglia, in vacanza per la sesta estate a Martha’s Vineyard, esclusiva isola a largo delle coste del Massachussets, storico buen retiro del clan Kennedy e della buona borghesia “liberal” del New England. Accompagnati dalla scorta, il presidente americano, la moglie Michelle e le due figlie Malia, 17 anni e, e Sasha, 14 anni, tutti rigorosamente muniti di caschetto, hanno pedalano lungo un sentiero boscoso. Certo è un’immagine e forse anche uno spot, però aiuta soprattutto se si pensa che i nostri sindaci e assessori quando si fanno fotografare al massimo lo fanno al via di qualche gara importante per tagliare un nastro. Poi tagliano anche la corda. E allora dice bene Niccolò Campriani che tra i suoi miti ha Pietro Mennea  studente-atleta per eccellenza  campione Olimpico con quattro lauree. “Era un fuoriclasse in tutti i sensi – ricorda l’azzurro- e ripeteva sempre che da noi gli atleti sono l’ultima ruota del carro e fanno già moltissimo. E’ il paese ad essere vecchio…”

 

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