E finalmente si ricomincia. Con un sospiro di sollievo, incrociando le dita ed esattamente dallo stesso punto in cui ci si era lasciati, quando il lockdown aveva blindato in casa mamme, papà, nonni, figli più o meno grandi, più o meno sportivi, più o meno studiosi. Tutti promossi e si riparte.  Dove eravamo rimasti? Davanti alla schermata del pc che si connette a fatica con «Zoom» che, magia della tecnologia, mette in contatto tutti, alunni e «prof», vicini e distanti in un nuovo anno scolastico che parte e non si sa bene dove andrà, tra lezioni a casa, in presenza, in aula, in palestra, in giardino finché il tempo tiene, con le mascherine, senza mascherine, con le mascherine solo se i banchi sono troppo vicini… Insomma un bel rompicapo. Che diventa un caos se i figli che «ripartono» sono tre.  Un frullatore formidabile che fa tutt’uno degli equilibri e della tranquillità di tante famiglie. Tre scuole, tre orari, tre protocolli, tre pianeti da tenere in orbita cercando di non farli entrare in collisione. C’è chi va e c’è chi viene. Chi si alza all’alba, chi (fortunato) può dormire, chi vaga per casa in pigiama fino all’ora di pranzo, chi va in classe i primi tre giorni della settimana, chi i tre successivi, chi invece la prima settimana «balza», cioè salta, e si prepara per quella che verrà. Ed è una baraonda di libri da comprare, di abbonamenti Atm da fare o non fare perché ancora non si sa quanto toccherà usarli, di colazioni da consumare in casa oppure al bar davanti al liceo, di pranzi pronti, riscaldati, saltati. Confusione tanta, certezze poche ma, tanto per cominciare si riparte con la DAD, la didattica a distanza, che resta sempre un’incognita spesso lasciata alla buona volontà di presidi e professori. Poco è cambiato rispetto a qualche mese fa. Si ricomincia con tre computer che si connettono ovviamente nello stesso momento da stanze diverse sul wifi di casa che sente tutto il «peso» della sfida ed inesorabilmente rallenta. «Papi, la connessione non va… lagga di brutto…». Lagga che? Misteri di una lingua che a una certa età comincia a sfuggire e si trasforma, in uno slancio futurista, in suoni che sintetizzano concetti: «Lagga, va a scatti, insomma si blocca…». Traduzione: la linea è sovraccarica e il «prof» che sta spiegando all’improvviso resta lì imbalsamato sullo schermo del computer con la frase che muore a metà. Capita. Come prima, come qualche mese fa, come sempre anche se l’importante è ripartire: «E domani come siete organizzati? Chi fa lezione da casa e chi invece va? Chi entra prima, chi dopo, chi il pomeriggio? Come boh…??»