Il senso di una missione militare si può immaginare anche in una corsa. Meglio ancora in una maratona che, storicamente, è il simbolo della potenza dello sport. E il lavoro straordinario che in tutti questi anni il nostro Esercito ha fatto in Libano si riassume in poche parole, quelle di Madame May El Khalil,   presidente della Beirut Marathon Association che ha ringraziato un gruppo di militari italiani ( nella foto) che  hanno portato a termine i 42 chilometri della gara:  “La vostra partecipazione e il vostro supporto sono stati preziosi affinchè questa bellissima giornata di sport e di pace andasse a buon fine- ha detto la presidente- sia durante la manifestazione ma anche nelle fasi organizzative che la hanno preceduta”.  Sono più o meno vent’anni che a Beirut si corre la maratona.  Dopo due anni di stop a causa della pandemia,  domenica ha riportato al via  11mila e 500 atleti da quasi tutte le parti del mondo. Il fatto che in gara ci fossero anche i militari italiani della Brigata “Aosta” è il suggello di un legame forte tra i “nostri” e la  «terra dei cedri». La missione italiana in Libano , al suo terzo mandato con i colori delle Nazioni Unite, ha la responsabilità del settore ovest di Unifil in cui operano 3.800 caschi blu di 16 dei 48 Paesi contributori alla missione Onu e di cui fanno parte oltre 1.000 caschi blu italiani. Le attività svolte in teatro operativo sono condotte sotto il coordinamento e secondo le direttive impartite dal Comando operativo di vertice interforze (Covi), guidato dal generale di Corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo. Il Covi è l’organo di staff del capo di Stato maggiore della difesa, deputato alla pianificazione, coordinazione e direzione delle operazioni militari, delle esercitazioni interforze nazionali e multinazionali e delle attività a loro connesse. «Lo sport sia uno dei principali ambasciatori del processo di pace nel mondo- spiega il Generale di Brigata Giuseppe Bertoncello che era in gara con  i suoi uomini- ed è il trait d’union che accomuna persone di diverse nazionalità, culture e religioni”. Ed è proprio questo lo spirito della maratona di Beirut nata nel 2003 proprio per volontà di Madame May El-Khail con il solo obiettivo di riaffermare l’unità delle genti, favorire la riconciliazione nazionale e promuovere lo sport non solo come strumento di salute fisica, ma anche di benessere mentale. La presidente della Beirut marathon,  proprio per questa sua attività già insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia,  ha creato anche attraverso lo sport opportunità per le generazioni più giovani delle diverse comunità in Libano. La Beirut marathon è considerata un “pilastro” della missione Onu in Libano e quello che viene esploso per dare il via agli atleti è l’unico colpo di pistola che si ha il piacere di sentire…