Fratelli e coltelli…Mica vero. E’ il sogno di ogni papà che tiene figli,  che li vede crescere, andare a scuola, magari laurearsi, magari sposarsi sperare che si diano una mano, si sostengano, si aiutino quando serve.  Per sempre. Che poi forse è anche un atto di egoismo perchè aiuta a stare più tranquilli, a cancellare un po’ di ansia, a convincersi di aver fatto un buon lavoro… E per Jack Yates, ciclista appassionato ma mai campione, l’arrivo della prima tappa del Tour 2023 da Bilbao a Bilbao,  al di là dell’emozione, deve essere stato un po’ tutte queste cose messe insieme.  Vedere Adam e Simon, i suoi due figli gemelli che, dopo 182 chilometri  sono lì sul lungofiume del capoluogo di Biscaglia a giocarsi la vittoria della corsa più importante del pianeta è il sogno che si avvera. Vinca il migliore, mai come in questo caso. E non si fa fatica a mettersi nella testa di un padre, perchè i figli sono pezzi di cuore ma soprattutto sono tutti uguali,  stesso amore per tutti,  stesse attenzioni , stesso desiderio di vederli felici.  Filato via il Guggenheim Museum, i due si arrampicano, ruota a ruota, sull’ultimo chilometro in leggera salita verso il traguardo con una quindicina di secondi di vantaggio che bastano e avanzano.  Non si controllano, non si studiano, non si guardano perchè si conoscono a memoria e  nemmeno fanno calcoli perchè è da quando sono partiti in fuga, sei chilometri prima, che si aiutano e si danno cambi come se fossero una sola persona, una sola bici, una sola squadra anche se Adam corre per la Uae e  Simon la Ayco Alula. Dettagli. Hanno deciso subito che la cosa da fare era andare al traguardo, tirare e non voltarsi, pedalare per la stessa ragione e  vincere, non importa chi.  Perchè tra fratelli si fa così, senza pensare ad altro, senza ascoltare ciò che gracchiano le radioline, felici di vincere e anche di perdere perchè alla fine resta tutto in casa, alla fine vince uno a cui vuoi davvero bene. Vince Adam, Simon arriva secondo. Trionfa una famiglia di ciclisti che, una trentina di anni fa a Bury, nella contea del Grande Manchester, ha cominciato a scrivere la sua storia seguendo la passione di papà Jack che a nove anni ha messo i due figlioletti in bici per le prime garette. Due erano le possibilità: allenarsi sul campi del Gigg Lane con i cuccioli del Bury Football club dove erano cresciuti i anche Gary e Phil Nevill,  fratelli ma non gemelli, poi diventati famosi con le maglie dello United, oppure pedalare sulle paraboliche in cemento del velodromo di Manchester. E Jack non aveva avuto dubbi.  Così è cominciata l’avventura di fratellanza ciclistica di Adam e Simon, sempre uniti,  sempre veloci e spesso vittoriosi.  Soprattutto identici un po’ come  Andy e Frank Schleck i due fratelli lussemburghesi che nel 2011 arrivarono primo e secondo in una storica salita sul Galibier.  Molti in gruppo fanno fatica a riconoscerli e tanti, scherzando ma non troppo, raccontano che in qualche gara si siano anche scambiati maglia e pettorale come si diceva tanti anni fa dei gemelli americani Phil e Steve Mahre, oro e argento in slalom alle olimpiadi invernali di sci a Sarajevo nel 1984. Leggende. Che però raccontano bene la storia di questi due pistard poi finiti a pedalare in strada, forti in salita, buoni sul passo e ottimi a cronometro.  Una strada pedalata sempre insieme da professionisti nella Orica GreenEdge che li ha visti crescere. “Adam è più estroso e nervoso, Simon è più calmo e riflessivo- raccontava tempo Vittorio Algeri, uno dei loro direttori sportivi-  Sono sempre stati così, ma fra loro vanno d’accordo, pur essendo sempre in competizione. Se uno vince, l’altro cerca di pareggiare subito i conti…”. Simon ha vinto una Vuelta, due tappe al Tour e cinque al Giro,  per Adam quella di oggi è la prima vittoria alla Grande Boucle anche se ha già vinto nella sua carriera la Volta a Catalunya, l’UAE Tour, la Classica di San Sebastián e nel 2016 sempre al Tour  si è piazzato quarto nella generale. «Indossare la maglia gialla per me è un sogno- ha raccontato Adam al traguardo- Sono senza parole, sono riuscito a prendere il vantaggio insieme a Simon e l’ammiraglia mi ha detto di giocarmi le mie carte e così è andata. Sono contento, ma questo è una sorta di bonus, nelle prossime tappe c’è da lavorare per Tadej…”. Ciò che verrà verrà, ma questo è già un pezzetto di storia. Un sogno per Adam, forse anche per Simon di sicuro per papà Jack, l’unico a cui oggi non importava nulla di chi vincesse…