Stop all’uso del monossido di carbonio. L’Uci, la Unione ciclistica internazionale, è pronta a vietarlo tra i ciclisti con una decisione che dovrebbe essere presa domani  nella riunione in programma ad Arras, nell’Alta Francia, a margine dei mondiali di ciclocross che si svolgeranno nel fine settimana a Levin.  Va detto subito: l’uso del monossido non è doping ma comunque si tratta di una pratica controversa e border line,  emersa durante l’ultimo Tour de France con un’inchiesta del sito “Escape collective” che ne ha rivelato l’utilizzo da parte di almeno tre top team.  Il monossido di carbonio inalato a piccole dosi di norma serve per misurare i benefici fisiologici dell’allenamento in quota ma con un uso più “spregiudicato”  questo gas tossico (e letale oltre certe dosi)  permette miglioramenti delle prestazioni alzando i valori dell’ emoglobina. Spiegano gli esperti che i test con il monossido di carbonio si fanno in genere durante gli allenamenti in altura per la rilevazione della percentuale di emoglobina, l’elemento del sangue che assorbe e trasporta l’ossigeno: il monossido si lega con l’emoglobina e dal suo andamento si comprende se il lavoro in altura sta avendo gli effetti desiderati o meno. Studi scientifici dimostrano come essere esposti al monossido di carbonio a dosi molto basse per cinque giorni consecutivi aumenti alcuni parametri come il numero di capillari per fibra.  L’agenzia mondiale antidoping non la vieta, ma in questo caso l’Uci anticipa i protocolli Wada. Il caso scoppiò come detto lo scorso luglio e, nonostante fosse tutto nella norma, sollevò più di qualche polemica. Lo scorso autunno, l’Uci aveva chiesto alla Wada di prendere posizione sulla questione, prima di annunciare a metà  dicembre che avrebbe chiesto al proprio comitato direttivo di vietare, per ragioni mediche, l’uso del gas. “Inalato ripetutamente in condizioni di mancata assistenza medica, può causare effetti collaterali come mal di testa, sensazione di stanchezza, nausea, vomito, dolore toracico, difficoltà  respiratorie o addirittura perdita di coscienza” spiega l’Uci. Ma il suo utilizzo in ambiente medico, da parte di personale medico competente e nel rigoroso contesto della valutazione della massa totale di emoglobina rimarrebbe tuttavia autorizzato.  Con la presa di posizione di domani Uci chiede di fatto alla Wada di decidere per un divieto.