Il giallo “milanese” che sarebbe piaciuto a Stieg Larsson

E’ stato definito con grande acume “un’operazione di archeologia politica sotto forma di giallo” da Gianni Gambarotta. Perché attraverso l’abito dell’indagine poliziesca (compiuta in verità da un dirigente milanese del Partito comunista) La provvidenza rossa di Lodovico Festa (Sellerio) offre uno spaccato non soltanto dell’ambiente politico milanese nel 1977 ma anche del privato dei militanti e dirigenti, ignari a ben guardare che da lì a poco il loro orizzonte ideologico di riferimento sarebbe venuto giù rovinosamente. Milano, autunno 1977, zona Sempione. Una sventagliata di mitra uccide una giovane fioraia all’alba di una fredda mattina di inizio autunno nel suo chiosco di via […]

  

Umano, troppo umano. Ma è un cinghiale

Adesso, appena finito di leggerlo, mi si impone soltanto una domanda. Meglio una curiosità. Sarei davvero curioso di sapere quali sono state le letture più appassionate che ha fatto Giordano Meacci, autore del fortunato Il cinghiale che uccise Liberty Valance (Minimum Fax, pp. 452, 16 euro). Un libro fresco e a suo modo geniale. Però non facile. Al contrario. Un romanzo impegnativo che però lascia sicuramente il segno. Questo romanzo si concentra in un piccolo quadrilatero incastrato tra alcuni borghi (immaginari) al confine tra l’Umbria e la Toscana. Hanno già detto che si tratta di una sorta di Spoon river per quel suo essere […]

  

Il geco metaletterario che piacerebbe a Sterne

Il romanzo contemporaneo? E’ vecchio. Un paradosso? Non proprio. Prendete l’ultimo romanzo di Tiziano Scarpa. Si intitola Il brevetto del geco (Einaudi). Poi prendete La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Laurence Sterne (tante le edizioni tascabili disponibili, ottima quella degli Oscar Mondadori con un saggio introduttivo di Walter Scott) e confrontateli. Ovvio che siano distanti tra loro sotto tanti punti di vista, ma una cosa certamente in comune ce l’hanno. Sono romanzi che mettono alla prova la resistenza del genere di fronte alla sfida più difficile: quella di interrogare la natura del suo stesso codice espressivo. […]

  

Sui social network come in un carcere (ideale)

Come ebbe a scrivere di lui una volta Franco Cordelli, Tommaso Pincio si crogiola in una “autofinzione di cui non rimane che il dubbio su ciò che sia finzione”.  Cordelli si riferiva alla prima produzione di Pincio, compresa tra M. (Cronopio,1999), Lo spazio sfinito (Minimumfax, 2000) e Un amore dell’altro mondo (Einaudi, 2002). Testi caratterizzati da un uso massiccio dell’autofiction e da quella poetica, non più  minoritaria, che vuole i personaggi realmente esistiti divenire protagonisti di romanzi di finzione pura (Lo spazio sfinito ne è un folgorante esempio, come pure il romanzo successivo dedicato e ispirato al personaggio di Kurt […]

  

Vassalli, Andreas Hofer e un centenario da ricordare

Vado spesso in Alto Adige. Vado lì perché mi piace il posto, mi piacciono le montagne. Vado lì perché si scia bene e si possono fare d’estate delle belle escursioni.  E ci vado da tanti, tantissimi anni. Quindi quando ho aperto il nuovo libro di Sebastiano Vassalli (Il confine – I cento anni del Sudtirolo in Italia, Rizzoli)  ero in cerca soprattutto di notizie, curiosità aneddoti che arricchissero la mia conoscenza dei luoghi. Invece mi trovo di fronte un agilissimo pamphlet per il quale bastano poche ore di lettura. Scritto benissimo, ovviamente. Con tanto pathos, tanto coraggio e soprattutto con […]

  

Il nuovo Wodehouse è nato a Bari

Ci sarebbe bisogno di un nuovo Achille Campanile. Molto bisogno, a dire il vero. La letteratura vive una stagione non proprio di fiacca quanto di crisi esistenziale. Tanto che il modello vincente – in questo momento – pare essere l’autofiction (vedi solo per fare un esempio su tutti l’ultimo vincitore del Premio Strega Francesco Piccolo). In un momento simile bisognerebbe tornare almeno a sorridere (se non a ridere di gusto) attraverso le parole. Quindi avremmo tutti bisogno dell’aiuto di Ennio Flaiano, del già citato Campanile oppure di penne professionali ma non tanto ambiziose (o meglio presuntuose) come Guido da Verona. […]

  

Tradire Calvino? Almeno per un’estate si può

Il fenomeno si ripete. Puntale. Ancor più inflessibile nella sua ripetitività che lo scioglimento del sangue di San Gennaro. Stiamo parlando dell’impennata della vendita dei libri del cosiddetto “canone italiano”. Ogni estate, appena la scuola chiude i battenti, le librerie si popolano di ragazzi svogliati e genitori ansiosi che chiedono ai commessi sempre i soliti titoli. “Ce l’avete Se questo è un uomo di Primo Levi? E la Trilogia degli antenati di Calvino?” A volte arrivano a chiedere anche Il fu Mattia Pascal  di Pirandello o La coscienza di Zeno di Italo Svevo. E le classifiche pubblicate settimanalmente sui quotidiani […]

  

Vivere o scrivere? Così Kureishi risolve il dubbio

“La letteratura era un campo di sterminio; nessuna persona perbene aveva mai preso in mano la penna. Lo scrittore interpretato da Jack Nicholson in Shining costituiva una buona approssimazione della realtà”. A pagina 43 dell’ultimo romanzo di Hanif Kureishi (L’ultima parola, Bompiani) ti imbatti in questa sentenza. Non prima di esserti sorbito i dettagli scabrosi della vita di Ted Hughes, P.G. Wodehouse, John Cheever e Philip Larkin. Buttati lì come esempio di quanto dovrebbe sempre contenere la biografia di un mostro sacro delle Patrie Lettere. Il romanzo di Kureishi racconta d’altronde del difficile rapporto tra uno scrittore (già approdato nell’arbasiniana […]

  

Cinquant’anni dopo Bianciardi, è ancora vita molto agra

“La chiamano nebbia, se la coccolano, te la mostrano, se ne gloriano come di un prodotto locale. E prodotto locale è. Solo non è nebbia […] E’ semmai una fumigazione rabbiosa, una flatulenza di uomini, di motori, di camini, è sudore, è puzzo di piedi, polverone sollevato dal taccheggiare delle segretarie, delle puttane, dei rappresentanti, dei grafici, dei PRM, delle stenodattilo, è fiato di denti guasti, di stomachi ulcerati, di budella intasate, di sfinteri stitici, è fetore di ascelle deodorate, di sorche sfitte, di bischeri disoccupati”. E’ una delle più vivaci descrizioni della città di Milano nel momento del suo […]

  

I nipotini di Gadda? Ingegneri bellicosi

In fondo cosa chiediamo ai libri? Di offrirci una luce inedita sulle cose. E sulla realtà in cui ci troviamo a vivere. E il classico è quel libro che non smette di brillare. Lo si può prendere e agitare in ogni direzione: riuscirà sempre a far luce su lati o angoli fino a quel momento oscuri. Quindi abbiamo sempre bisogno dei classici, perché a differenze delle novità, hanno una luce ben sperimentata. Prodotta da un’energia inesauribile. Il fascio di luce perenne illuminerà sempre e quindi renderà comprensibili tutti quei grovigli, angoli e situazioni che di volta in volta cadono nell’oscurità. […]

  

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