È una delle domande che sento più spesso quando si parla di romanzi e di letteratura: “Mi consigli un bel libro?” Domanda diretta e purtuttavia alquanto vaga. Capace soltanto di disorientare l’interlocutore. Magari il destinatario del consiglio offre qualche elemento in più (un giallo, una storia d’amore, un romanzo storico). Fino al momento della fatidica aggiunta: “un libro che mi aiuti” (si presume a superare un momento di crisi o semplicemente a passare nel miglior modo possibile il tempo). Il consiglio, quindi, dovrebbe essere una sorta di ricetta medica (dieci pagine della Austen dopo i pasti aiutano la digestione; Dostoevskj […]