La Caporetto di Hemingway è una vittoria letteraria

Chiudendo Addio alle armi di Ernest Hemingway (nell’edizione Oscar Mondadori con la preziosa traduzione di Fernanda Pivano) mi è tornata in mente la figura di Medusa. Impossibile guardare negli occhi il mitologico personaggio. E chi alzava lo sguardo su di lei lo faceva attraverso l’espediente di una superficie riflettente. La guerra, con i suoi orrori e la sua stupida e cieca violenza, non può essere guardata direttamente negli occhi.  Si può soccombere nel tentativo di raccontarla e di spiegarla. Si soccombe per pietà, si soccombe per debolezza o si soccombe sotto il peso di una retorica  anestetizzante. Ecco: Hemingway ha guardato […]

  

Sui social network come in un carcere (ideale)

Come ebbe a scrivere di lui una volta Franco Cordelli, Tommaso Pincio si crogiola in una “autofinzione di cui non rimane che il dubbio su ciò che sia finzione”.  Cordelli si riferiva alla prima produzione di Pincio, compresa tra M. (Cronopio,1999), Lo spazio sfinito (Minimumfax, 2000) e Un amore dell’altro mondo (Einaudi, 2002). Testi caratterizzati da un uso massiccio dell’autofiction e da quella poetica, non più  minoritaria, che vuole i personaggi realmente esistiti divenire protagonisti di romanzi di finzione pura (Lo spazio sfinito ne è un folgorante esempio, come pure il romanzo successivo dedicato e ispirato al personaggio di Kurt […]

  

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