L’autocensura di Ian McEwan

Continuo alacremente a sfruttare il mio nuovo e-reader. Per adesso leggo soltanto titoli nuovi e di discreto successo. Non essendo impaziente di verificare tutte le capacità del catalogo digitale, mi sto accontentando dei cosiddetti titoli mainstream. L’ultimo in ordine di tempo, e quello di cui qui parlerò, è Macchine come me di Ian McEwan (Einaudi).  Sono contento di averlo acquistato on line, visto che nella mia biblioteca i suoi libri occupano già un intero scaffale. A fine lettura ho una considerazione da fare. Premesso che il libro è, come i precedenti, un ottimo romanzo, mi accorgo che ci sono due  piccoli […]

  

Sotto le dita di Glenn Gould tutti soccombiamo

Ho appena finito di rileggere Il soccombente di Thomas Bernhard (Aldephi). E la prima cosa che ne ho ricavato è un dubbio. Chiuso il libro ho iniziato a dubitare che la lettura sia un’attività solitaria. Può esserlo, certo. Può però non esserlo. Perché dal confronto con altri lettori sullo stesso testo si possono ricavare spunti “esegetici” affato imprevisti. Di sicuro il loro punto di vista è molto diverso dal nostro e uno scambio non può che arricchirci. Se sono tornato sopra le celebri pagine di Bernhard lo devo a Gaja Lombardi Cenciarelli. La nota scrittrice e raffinata traduttrice (Wharton e Atwood, […]

  

Se un romanzo ci insegna la storia dei nostri diritti

Alla fine la distanza tra noi e loro si è ridotta, quasi annullata. Noi siamo sempre stati italiani. A volte più fieri, a volte meno. A seconda di come soffiava il vento della Storia. Loro, invece, italiani lo sono diventati quasi in silenzio. E molto lentamente. Nonostante si fossero messi di traverso al vento della Storia. E lo sono diventati quando la parola italiani (come tedeschi, sudtirolesi, ladini, austriaci) ormai ha poco senso. Loro, sono i sudtirolesi. Un popolo che ha subito dalla Storia tante meschine ingiustizie, quasi tutte inutili. Ripagati, però, e risarciti con gli interessi grazie a una […]

  

Il “patrimonio” di Roth andrebbe conservato a scuola

Il prossimo 25 ottobre saranno passati trent’anni dalla morte di Herman Roth. A portarlo via è stato un tumore al cervello. Si è spento al St. Elizabeth Hospital di Elizabeth nel New Jersey. Al suo capezzale c’era il figlio, Philip Roth. Prima di andare in pensione Herman aveva trascorso tutta la sua vita adulta (ben 32 anni) in una società di assicurazioni. Come il figlio Philip, anche Herman era nato e cresciuto a Newark. L’anonima città americana resa immortale proprio dai romanzi dell’autore de Il lamento di Portnoy. Ormai anche Herman è immortale. Proprio come Newark. La sua anonima esistenza, […]

  

Modesta proposta contro il dominio di youtuber e influencer

Come si arriva alla scelta? Quale processo c’è dietro la semplice azione di prendere un libro in mano, aprirlo e leggerlo? Cosa ci fa incuriosire di un titolo, di un autore? Sono interrogativi che accompagnano gli studiosi e gli esperti di editoria da decenni. E in maniera organizzata almeno dai tempi della nascita dello strutturalismo. Quanto Gérard Genette con il suo Soglie (Einaudi, 1989, con la traduzione di Camilla Cederna) fece entrare il “paratesto” (tutto ciò che c’è intorno al testo) nel messaggio dell’autore (e dell’editore) per il potenziale lettore. Oggi più che mai, però, gli interrogativi che si possono […]

  

Il Nordest di Trevisan sembra raccontato da Sterne

Qualche anno fa, quando collaboravo come assistente volontario alla cattedra di Letteratura italiana contemporanea della Sapienza, mi è capitato di incontrare uno studente operaio. Non uno studente lavoratore. Ce ne stanno tanti. Proprio uno studente operaio. Era la solita sessione d’esami, angosciante per gli studenti e frustrante per chi è chiamato a interrogarli. Ogni tanto, però, anche chi interroga ottiene delle belle soddisfazioni. Nel mio caso capitò proprio quando si sedette di fronte a me questo studente operaio. Avrà avuto la mia età (quindi abbondantemente sopra i trenta), allegro e disinvolto. E già qui le differenze con gli altri studenti […]

  

Così “Infinite Jest” ha previsto Netflix e Spotify

Avete presente le leggendarie pescatrici di perle giapponesi? Quelle donne che, seguendo una tradizione antica, si gettano nella acque di Toba (a metà strada tra Osaka e Tokyo) per cercare perle sul fondo marino? Lo fanno in apnea. Quindi trattengono il respiro, sopportano una lunga e pericolosa discesa in acque non sempre limpide, e alla fine risalgono stringendo tra le mani un tesoro. La lettura di Infinite Jest di David Foster Wallace mi ricorda esattamente quella pratica. Perché bisogna nuotare in apnea lungo questo sterminato testo (1434 pagine, note comprese, nella prima edizione curata da Edoardo Nesi per Fandango nel […]

  

Un campanile per salvare la memoria

Te lo trovi sulla destra quando sali in macchina da Malles. Il vecchio campanile di Curon svetta nell’azzurro del bacino solo leggermente increspato dal vento. Un elemento disturbante cui però l’occhio del turista o del villeggiante si abitua in fretta. Intorno trova soltanto barche a vela, carovane di turisti e fanatici del nord walking che ambiscono a raggiungere Passo Resia. Dietro la pace che trasmette il silenzio del lago artificiale, dietro lo sguardo placido dell’Ortles, nessuno può oggi immaginare quante sofferenze, quante tragedie si siano consumate settant’anni fa da quelle parti. Ecco perché leggere Resto qui, l’ultimo romanzo di Marco […]

  

Bassani, gli etruschi e le merendine confezionate

Questo è il resoconto di una sconfitta. La nostra. Abbiamo perso la memoria. E abbiamo perso la capacità di portare i nostri figli a seguire le nostre tracce, soprattutto quando abbiamo la convinzione  (la presunzione?) che siano scavate nella giusta direzione. Questo resoconto porta ad una conclusione amara: i tredicenni di oggi non riescono a leggere quei romanzi che ci hanno formato come uomini e come cittadini quando, 30 o 40 anni fa, avevamo la loro età. Ma andiamo con ordine. I professori di italiano di una scuola media si sono messi d’accordo e hanno assegnato ai loro studenti di […]

  

Lalla Romano e quel titolo troppo “poetico”

Esistono libri che hanno titoli respingenti. Che non ti fanno venire voglia di essere presi e letti. Libri che, come Le parole tra noi leggere di Lalla Romano, prendono in prestito il verso di una poesia (in questo caso di Eugenio Montale). Libri che sembrano affidare il proprio destino a slogan pubblicitari.  Questo genere di titoli andava tanto di moda qualche decennio fa. Il libro della Romano, per esempio, è uscito nel 1969 (per Einaudi). Ed ha avuto un grande successo di pubblico e non solo. Ha vinto anche il premio Strega. Mi sono trovato a leggerlo semplicemente perché era […]

  

Il Blog di Pier Francesco Borgia © 2024
jQuery(document).ready(function(){ Cufon.replace('h2', { fontFamily: 'Knema' }); }); */ ?>