Quando muore un cane
Il bellissimo cane che vedete nella foto si chiamava Cebion. Apparteneva a Nicola Forcignanò, ex vicedirettore de Il Giornale, e alla sua dolce moglie Cristina. Era un cucciolone che aveva condiviso la scelta di vita di Nic e Cristina, andati a vivere in Thailandia. Nicola lo ha comunicato agli amici, dal suo profilo Facebook, attraverso il quale condivide, con chi sta in Italia, le sue esperienze estere: «Addio Cebion, mio giovane amico. Abbiamo vissuto insieme troppo poco. Ma hai fatto in tempo a regalarci tanta dolcezza e tanta allegria. Grazie per tutto quanto ci hai dato». Nicola, come tanti, ha sempre amato i cani. In questo, mi ricorda l’indimenticabile Mario Cervi che quando perse uno dei tanti Golia che avevano rallegrato la sua vita girò per intere settimane, nei corridoi del Giornale, con il viso trasfigurato dalla perdita, senza rassegnarsi. Qualcuno sorrideva, non capendo cosa significasse quel vuoto incolmabile nell’anima. Amore ripagato dall’ultimo Golia, morto pochi giorni dopo di lui per il troppo dolore. Anche io ci sono passata. Capisco quello che hanno provato Nicola e Cristina. Mi è sempre piaciuto pensare a questi nostri amici a quattro a zampe come a degli angeli custodi mandati dal cielo per vigilare, per qualche tempo, su di noi. Rimangono troppo poco, ma riescono ugualmente a portarti così tanto amore in un’equazione dove l’uomo esce, quasi sempre, sconfitto. Qualcuno non capisce e ci prende per pazzi. In realtà, lo siamo, perché l’amore puro è anche pazzia. Senso di colpa, rifiuto, rabbia, disperazione, voglia di prendere subito un altro cane. Ognuno reagisce in modo differente ed è giusto così. Si può, anzi, in alcuni casi si deve piangere per la morte di un animale, aiutandosi a superare in questo modo l’inevitabile dolore che la loro scomparsa si porta dietro. L’importante, è farlo senza rimpianti, pensando alla fortuna di aver condiviso, con uno di loro, una parte della nostra vita. Come ha fatto Cebion, con i suoi amici Cristina e Nicola.