Nativi digitali? Sì, ma facciamo attenzione
Siamo schiavi della tecnologia? Probabilmente, sì. Ecco perché dobbiamo tutelare i nostri figli, i cosiddetti “nativi digitali” che, fin dai primissimi anni di vita, sono subissati da enormi quantità di immagini e di informazioni attraverso televisione, smartphone, tablet, pc. Noi genitori che atteggiamento dobbiamo assumere rispetto a questa digitalizzazione invasiva e invadente? Fa bene ai nostri figli? La tecnologia può essere dannosa per l’apprendimento? E cosa dire dei giochi sul tablet che fungono da baby sitter, rappresentando uno degli intrattenimenti preferiti dei nostri figli? Le domande sono tante e a dire il vero, io e così i miei coetanei, ci sentiamo analfabeti rispetto ai media. Occorre una bussola, perché la necessità di tutelare i bambini di fronte ai contenuti mediatici, è abbastanza urgente. Il progresso che uccide? Si stava meglio quando si stava peggio? Non so come la pensiate voi, ma certo è che, come in tutte le questioni, occorre un equilibrio e, soprattutto, conoscere bene i confini del mondo mediatico. Tra noi adulti, ogni tanto, si parla, infatti, di disintossicazione digitale. E tra i bambini? Ero il libreria a cercare proprio una guida che mi aiutasse a capire. Educare alle immagini e ai media. Manuale per un uso consapevole da 0 a 11 anni, edito da Spaggiari Junior: l’ho comprato e l’ho letto. E’ vero, i miei figli sono ormai grandi, ma per me è stato interessante scoprire le varie angolazioni dalle quali guardare il tema. Sabrina Bonaccini, che ha curato il volume con la supervisione di Lorella Zanardo, propone alcune linee guida che sono anche gli obiettivi da raggiungere per una corretta “dieta mediatica” per i nostri bambini. Anzitutto, gli adulti, e non si parla solo di genitori, ma anche di insegnanti, devono saper spiegare ai bambini il metodo di valutazione delle immagini che arrivano dall’esterno: è realtà o finzione? Lo sappiamo che le immagini, nella vita di ognuno di noi e in particolare sui bambini, hanno un’influenza particolare ed è per questo che occorre spiegare loro di farne un uso consapevole e non passivo. Occorre sapere filtrare e riconoscere, in modo critico, quelle immagini che si ritengono dannose, discriminanti o lesive della dignità. La seconda è volta alla promozione della capacità di gestire la propria immagine comprendendone il valore. Partiamo dal rispetto di noi stessi e non cediamo alla tentazione della massificazione. I selfie? Facciamo attenzione. Sia chiaro, il manuale non è per nulla una condanna allo stile moderno di “fare media”. Occorre, però, imparare ad utilizzate il sistema promuovendo le abilità e le conoscenze. Solo così si creano gli strumenti per ideare, progettare e realizzare messaggi e contenuti da promuovere nella “mediasfera”.