DARE è un gioco serio perché insegna l’inclusione, con divertimento
”DARE” racconta l’amicizia tra Zeno e Violetta, due adolescenti chiamati a confrontarsi con i pregiudizi e le emozioni legate alla disabilità e alla malattia inguaribile, ed è disponibile gratuitamente per Android sulla piattaforma Google Play: https://dare.fondazionemaruzza.org/.
Si tratta di un videogioco ad alta valenza sociale per ragazzi tra i 14 e il 19 anni, messo a punto dalla Fondazione Maruzza con il supporto di WISDOM Studio, e fa parte del progetto più ampio destinato alle scuole secondarie di secondo grado, “CPP – Come Partire Pari” un programma educativo che vuole formare i cittadini di domani, dando loro gli strumenti cognitivi e relazionali per poter parlare serenamente della malattia nei minori, fornendo loro le risorse per potersi attivare in favore dei loro coetanei ammalati, anche solo attraverso semplici gesti di gentilezza ed empatia, prerequisiti fondamentali per una reale inclusione.
Ideato come strumento per sensibilizzare i più giovani sulle patologie inguaribili e sulle cure palliative pediatriche, il videogioco è pensato proprio per avvicinare i più giovani al tema, conoscere le emozioni che possono scaturire durante l’incontro con una persona malata e, perché no, stimolare un dibattito. Come funziona? Il giocatore veste i panni di un adolescente ricoverato in ospedale a causa di un incidente; il suo mondo è a pezzi e vede la sua vita in frantumi. Durante la notte una ragazza del reparto di neurologia pediatrica si rifugia in camera del ragazzo per sfuggire al turno di notte. La sua ‘missione’ è raggiungere il distributore automatico al piano terra per prendere dei dolci. Il gioco presenta diversi livelli di difficoltà e l’utente dovrà combattere contro un nemico: l’avatar del pregiudizio. “Vogliamo creare una narrazione delle malattie inguaribili che le faccia uscire dall’invisibilità” spiega Elena Castelli, Segretario Generale della Fondazione “Di fronte a ragazzi con problemi di salute molto seri e complessi è normale non sapere come comportarsi, come comunicare” spiega. “La loro realtà è fatta di terapie e assenze da scuola ma come tutti gli altri ragazzi hanno bisogno di socialità, relazioni, scambi, normalità. La necessità di ricoveri, l’assistenza domiciliare, le limitazioni impediscono preziose opportunità di sviluppo, di gioco ed esperienza del sé necessari ad una buona qualità di vita. E’ importante favorire la conoscenza e la familiarità al tema dell’inguaribilità per far sì che ragazzi e famiglie che vivono la malattia non siano emarginati, isolati o dimenticati”. Del resto, in Italia sono 30.000 i minori affetti da patologia inguaribile. Eppure, le Cure Palliative Pediatriche sono poco riconosciute come strumento in grado di alleviare le sofferenze e garantire qualità alla vita dei minori malati