Tumore del pancreas: perché riconoscerlo in tempo può cambiare tutto
Ogni anno, il 20 novembre, la Giornata Mondiale del Tumore al pancreas ci ricorda quanto sia importante parlare di questa malattia, troppo spesso conosciuta solo quando è ormai tardi. È un’occasione preziosa per sensibilizzare la popolazione e per ribadire l’impegno di associazioni come AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri, che da anni lavora per migliorare diagnosi, trattamenti e supporto ai pazienti.
Il tumore del pancreas è una neoplasia tra le più aggressive e difficili da intercettare. I dati non lasciano indifferenti: nel 2024 in Italia si stimano 13.585 nuove diagnosi, con un incremento del 21% nell’ultimo decennio. Secondo le proiezioni, entro cinque anni potrebbe diventare la seconda causa di morte per cancro nei Paesi occidentali. Nonostante i progressi della medicina, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi rimane intorno al 10% – una percentuale che racconta chiaramente quanto sia cruciale intervenire prima possibile.
Tra i fattori di rischio più noti troviamo il fumo di sigaretta e un’alimentazione ricca di grassi e zuccheri. Nel 10% dei casi è coinvolta una predisposizione genetica. Ma la vera difficoltà è un’altra: il tumore del pancreas è spesso silenzioso.
Lo spiega bene il dr. Filippo Antonini, consigliere nazionale AIGO: “Il problema maggiore è che il tumore del pancreas è una malattia silente: spesso non dà sintomi fino a quando non raggiunge stadi avanzati, quando la chirurgia non è più praticabile”.
Ecco perché la diagnosi precoce è una sfida complessa. Non esistono programmi di screening per la popolazione generale e, quando i sintomi compaiono, sono spesso sfumati e facilmente confondibili con disturbi più comuni.
La ricerca, però, sta aprendo nuove strade. Negli ultimi anni sono state individuate alcune lesioni precursori, come le cisti pancreatiche, che in determinate condizioni possono evolvere verso forme maligne. Non tutte sono pericolose, ma vanno valutate con attenzione. Lo ricorda anche la dr.ssa Germana De Nucci, responsabile della Commissione Pancreas di AIGO: “Queste lesioni necessitano di una valutazione specialistica per la loro corretta gestione. È importante ricordare, tuttavia, che la maggior parte resta benigna, e che molti tumori pancreatici insorgono senza lesioni cistiche preesistenti”.
Per i soggetti ad alto rischio – come chi ha una forte familiarità o presenta mutazioni genetiche note – le tecniche più efficaci oggi sono la risonanza magnetica (RMN) e l’ecoendoscopia (EUS). Quest’ultima, in particolare, permette di identificare lesioni molto piccole e di effettuare biopsie mirate, giocando un ruolo fondamentale non solo nella diagnosi, ma anche nella gestione terapeutica.
Il dr. Antonini sottolinea quanto questi strumenti possano fare la differenza: “Una diagnosi tempestiva permette di individuare lesioni ancora curabili, aumentando significativamente le possibilità di sopravvivenza. Oggi l’ecoendoscopia è diventata anche una tecnica terapeutica capace di migliorare la qualità di vita dei pazienti con tumore avanzato, riducendo la necessità di interventi chirurgici più demolitivi”.
Per affrontare davvero questa emergenza oncologica, serve un impegno corale. È fondamentale investire nella formazione degli specialisti, promuovere stili di vita più sani e rafforzare i percorsi di prevenzione per chi è maggiormente esposto al rischio. L’obiettivo è ambizioso ma concreto: anticipare la diagnosi e trasformare una patologia spesso letale in una condizione sempre più curabile e gestibile.

