Si parte da Stirling e, dopo 47 chilometri e 800 metri, domani nel tardo pomeriggio  si saprà chi sarà il nuovo campione mondiale a cronometro. Un percorso quasi completamente pianeggiante con un’ultima salita verso Castel wind che dà al nostro Filippo Ganna ottime chanche per prendersi la corona mondiale che, dopo Imola nel  2020 e Leuven nel 2021,per lui sarebbe la terza. Non sarà semplice e dovrà vedersela con i due belgi Remco Evenepoel e Wout van Aert, con il campione uscente, il norvegese Tobias Foss, con lo svizzero Stefan Kung, con il francese Remi Cavagna e ovviamente con Tadej POgacar che è sempre in grado di  vincere qualsiasi cosa e quindi anche una crono mondiale. “Il percorso non è malvagio – ha spiegato ieri Ganna dopo le ricognizioni – Nella parte centrale c’è una discesa con cui prendere dimestichezza. Poi, c’è l’ultimo chilometro, che non è proprio fra i miei preferiti. Un tratto di salita con pavé non è proprio l’ideale e ci sarà da combattere, ma sarà così per tutti”. Il  verdetto come sempre lo darà il cronometro, letteratura di lancette, minuti,  decimi e secondi. Un rituale scandito dalla fatica e dal tempo perchè la  crono è sempre la crono, gara per molti “minore” in realtà gara da scrivere tutta in maiuscolo, sfida unica tra le più  più tecniche, difficili e affascinanti del ciclismo. Te li godi i ciclisti a cronometro. Nel loro pedalare c’è lo stile, la potenza, l’eleganza, la compostezza. C’è l’anima…C’è poco da inventare. Non ci sono scie o strategie. Non c’è tattica nè squadra. Tutti contro tutti ma soprattutto contro se stessi. Perchè distrarsi è un attimo e mollare pure. E invece bisogna restare concentrati sullo sforzo massimo, capire fino a che punto si può continuare ad osare. E per 30, 40 50 chilometri non è semplice. Anche perchè bisogna spingere, stare corretti in sella, non scomporsi, non sbagliare traiettorie, pedalare il più rotondo possibile, riuscire a respirare al meglio anche se i polmoni sono compressi perchè si sta con la pancia parallela alla canna. E basta guardarli in faccia  tutti con lo stesso sguardo perso nel vuoto. Quasi inespressivi, senza una smorfia, quasi assenti. E invece no. Quando stai facendo la tua crono pensi solo a quello. E’ un rovello. Fissi davanti a te la moto che ti indica dove andare, la riga bianca della mezzeria, cerchi di starci dentro con la tua ruota per non fare un centimetro in più, fissi  i marciapiedi, le transenne. E vai. Pensando che stai andando forte, piano, che stai perdendo, guadagnando, che può bastare o che non basterà…L’avversario c’è ma non c’è. Ed è peggio, è più insidioso, ti sfinisce. Perchè su una salita lo vedi, lo segui se ce la fai lo stacchi oppure provi ad incollarti alla sua ruota  fissando lo sguardo sulle ganasce dei suoi freni, sul mozzo senza pensare a nulla. Cancelli i pensieri e cancelli metà della fatica. Ma nella crono no. Non puoi mai staccare. C’è sempre il dubbio. E un po’ ti consuma.