Se il cielo si imbroglia e si incupisce c’è solo una mantellina a cui ti puoi affidare. Pochissimo, quasi nulla quando ti stai arrampicando verso Campo imperatore,  quando sei sotto il Gran Sasso, la cima più elevata degli Appennini, con i 2912 metri del suo Corno Grande. L’Abruzzo vola alto e domenica 24 settembre si torna da eroi a conquistare questo imponente pezzo di montagna.  L’anno scorso furono oltre trecento a provarci nella prima volta della Nova Eroica su bici più o meno antiche, più o meno nuove, più o meno gravel. Un bel pedalare tra Castel del Monte, la piana di Campo Imperatore, Castelvecchio Calvisio, Barisciano, Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio. Un bell’andare nel Parco Nazionale del Gran Sasso, la più grande area naturalistica d’Europa da godere e scoprire nel solito happening eroico nel cuore dell’Appennino con percorsi che , tra valli e altopiani,  scorrono sulle strade bianche usate fin dall’antichità per la transumanza delle greggi.  Luogo magico il Gran Sasso dove più sali e più ti senti piccolo, quasi indifeso davanti alla potenza di tanta natura che svela spazi infiniti che si perdono a vista d’occhio in una serie di piccole valli e di borghi che sono gioielli consegnati alla storia. Non finisce mai.  Qui passa e ripassa  il Giro con la sua epica, qui in ordine sparso sono passati Armstrong e Pantani nomi scritti con la vernice su un asfalto a grana grossa che sfida ghiaccio e neve. Fatta eccezione per qualche pastore che vende forme di pecorino e qualche mandria di cavalli che sembrano senza padrone, non c’è nulla quassù. Non c’è quasi riparo, non c’è traffico, non c’è rumore. Nulla di nulla. Ed è la meraviglia di una montagna rimasta intatta che chiede sempre un giusto prezzo di fatica, un “pedaggio” per la meraviglia. La bici è lo strumento perfetto per mettere insieme tutte queste cose. Nova Eroica Gran Sasso l’occasione che si andava cercando.  Si potrà scegliere di pedalare sui  percorsi che uniscono i borghi di Castel del Monte, dove si parte e si arriva, per 46, 80, 92 o 137 chilometri con bici antiche, nuove con bici gravel, su strada, su sterrato, con tratti cronometrati dando valore al tempo che da queste parti non sempre si traduce in minuti e secondi. Un tempo sospeso che scorre più lento che altrove perchè queste strade e queste montagne vanno osservate, pedalate e godute: quindi bisogna prenderselo il tempo, magari riprenderselo. E pedalando viene più facile, viene meglio. Uno sguardo agli antichi tratturi, un altro a tenere d’occhio il gruppo e poi la fuga a cercare quel Grande Sasso che non si vede, che si nasconde dietro un Appennino infinito  e che, come cantava Ivan Graziani,  conserva sogni e misteri.