Lalla Romano e quel titolo troppo “poetico”

Esistono libri che hanno titoli respingenti. Che non ti fanno venire voglia di essere presi e letti. Libri che, come Le parole tra noi leggere di Lalla Romano, prendono in prestito il verso di una poesia (in questo caso di Eugenio Montale). Libri che sembrano affidare il proprio destino a slogan pubblicitari.  Questo genere di titoli andava tanto di moda qualche decennio fa. Il libro della Romano, per esempio, è uscito nel 1969 (per Einaudi). Ed ha avuto un grande successo di pubblico e non solo. Ha vinto anche il premio Strega. Mi sono trovato a leggerlo semplicemente perché era […]

  

La voce di Sandro Ciotti è diventata un romanzo

Se fatta bene, se compiuta con passione, la radiocronaca di una partita di calcio può essere un’esperienza altamente letteraria. Ci sono radiocronache (mi vengono in mente, per esempio, quelle di Sandro Ciotti) che possono reggere tranquillamente il confronto con i più bei passi dei Promessi Sposi. Oggi, purtroppo, le radiocronache hanno ceduto il passo alla televisione. Ormai tutti i canali, soprattutto quelli della pay-tv, propongono partite a tutte le ore per tutti i giorni della settimana. Con giornalisti che non hanno bisogno di raccontare quello che vedono. Soprattutto non hanno bisogno di essere chiari e precisi. Accanto a loro, spesso, […]

  

La solitudine del lettore di romanzi dimenticati

Quando scegliamo di farci indirizzare dal caso, quando scegliamo di non entrare in libreria in cerca di novità, quando raccogliamo un volume appena ritrovato durante un trasloco oppure appena regalato da un amico, corriamo un rischio. Quello della solitudine. Non l’isolamento che ogni lettore si costruisce per concentrarsi e per meglio aderire alla storia che l’autore gli propone. Bensì la solitudine di una lettura “fuori moda”. Accade anche a chi sceglie i classici o i cosiddetti “libri di catalogo”. Ma accade comunque meno spesso che a coloro che invece cedono a un colpo di fulmine, all’improvvisa seduzione di un volume […]

  

L’infanzia ideale? Il dorato isolamento di Arturo.

Sessant’anni portati benissimo. Non possiamo però dire che sembra scritto ieri. Perché L’isola di Arturo di Elsa Morante (Einaudi) non condivide con i romanzi di oggi lo stesso stile e la stessa lingua. Se andate a cercarne notizie sui manuali di letteratura vi diranno che apparteneva al filone del realismo magico. Come se fosse un’epigona di Massimo Bontempelli. Non fateci caso. Era il solito vizio degli storici del Novecento di catalogare tutto e di dividere gli autori per consorterie e parrocchiette. No. Se la Morante ha un debito è ovviamente con Dickens che meglio di chiunque altro scrittore ha messo l’infanzia […]

  

Calvino utile antidoto al ddl Fiano

Rileggendo Il visconte dimezzato, primo capitolo della trilogia degli Antenati di Italo Calvino mi è venuto da pensare al ddl firmato da Emanuele Fiano, quello che ha già ottenuto il voto favorevole della Camera dei deputati e che si appresta a chiedere anche al senato il permesso di punire penalmente come reato di apologia del fascismo anche manifestazioni di puro folklore come i memorabilia del Ventennio (tralasciando l’idea che verrebbe meno, una volta trasformato questo ddl in legge, la garanzia costituzionale della libertà di opinione). Mentre rileggevo, insomma, e con inaspettato gusto, quella che ormai è confinata nell’angusto limbo delle letture […]

  

Il cinquantenne ridicolo e la sgarzolina inquieta

Siamo ancora qui a scandalizzarci delle frasi fatte e degli stereotipi sbandierati come indigesto buonsenso. Perché da un lato c’è la fazione degli illuminati, quelli che si indignano se le donne vengono abbassate al livello di modello immodificabile, dall’altro ci sono quelli che invece vedono nella vox populi la voce di un dio. Quelli per intenderci che fanno delle banalità a basso costo perle di rara saggezza. Ed è così che l’ultimo dibattito culturale ha visto come pretesto la gaffe di una trasmissione televisiva dove veniva – ma per gioco, come hanno assicurato gli autori – offerto ai telespettatori un […]

  

Il giallo “milanese” che sarebbe piaciuto a Stieg Larsson

E’ stato definito con grande acume “un’operazione di archeologia politica sotto forma di giallo” da Gianni Gambarotta. Perché attraverso l’abito dell’indagine poliziesca (compiuta in verità da un dirigente milanese del Partito comunista) La provvidenza rossa di Lodovico Festa (Sellerio) offre uno spaccato non soltanto dell’ambiente politico milanese nel 1977 ma anche del privato dei militanti e dirigenti, ignari a ben guardare che da lì a poco il loro orizzonte ideologico di riferimento sarebbe venuto giù rovinosamente. Milano, autunno 1977, zona Sempione. Una sventagliata di mitra uccide una giovane fioraia all’alba di una fredda mattina di inizio autunno nel suo chiosco di via […]

  

Umano, troppo umano. Ma è un cinghiale

Adesso, appena finito di leggerlo, mi si impone soltanto una domanda. Meglio una curiosità. Sarei davvero curioso di sapere quali sono state le letture più appassionate che ha fatto Giordano Meacci, autore del fortunato Il cinghiale che uccise Liberty Valance (Minimum Fax, pp. 452, 16 euro). Un libro fresco e a suo modo geniale. Però non facile. Al contrario. Un romanzo impegnativo che però lascia sicuramente il segno. Questo romanzo si concentra in un piccolo quadrilatero incastrato tra alcuni borghi (immaginari) al confine tra l’Umbria e la Toscana. Hanno già detto che si tratta di una sorta di Spoon river per quel suo essere […]

  

Il geco metaletterario che piacerebbe a Sterne

Il romanzo contemporaneo? E’ vecchio. Un paradosso? Non proprio. Prendete l’ultimo romanzo di Tiziano Scarpa. Si intitola Il brevetto del geco (Einaudi). Poi prendete La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Laurence Sterne (tante le edizioni tascabili disponibili, ottima quella degli Oscar Mondadori con un saggio introduttivo di Walter Scott) e confrontateli. Ovvio che siano distanti tra loro sotto tanti punti di vista, ma una cosa certamente in comune ce l’hanno. Sono romanzi che mettono alla prova la resistenza del genere di fronte alla sfida più difficile: quella di interrogare la natura del suo stesso codice espressivo. […]

  

Sui social network come in un carcere (ideale)

Come ebbe a scrivere di lui una volta Franco Cordelli, Tommaso Pincio si crogiola in una “autofinzione di cui non rimane che il dubbio su ciò che sia finzione”.  Cordelli si riferiva alla prima produzione di Pincio, compresa tra M. (Cronopio,1999), Lo spazio sfinito (Minimumfax, 2000) e Un amore dell’altro mondo (Einaudi, 2002). Testi caratterizzati da un uso massiccio dell’autofiction e da quella poetica, non più  minoritaria, che vuole i personaggi realmente esistiti divenire protagonisti di romanzi di finzione pura (Lo spazio sfinito ne è un folgorante esempio, come pure il romanzo successivo dedicato e ispirato al personaggio di Kurt […]

  

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