Schnitzler “tradito” per troppa fretta

Cosa ci spinge a prendere in mano un libro? O meglio un classico della letteratura? In età giovanile spesso è una sorta di “dovere” interiore a spingerci. Il bisogno, quasi, di colmare vuoti e di mettersi ai ripari dalle continue allusioni che gli adulti fanno a proposito di quei testi. In ogni altra età della vita è la curiosità. E questa a sua volta è generata da tanti accadimenti. Non ultimo la citazione che di quella opera viene fatta da una auctoritas. Con il cui termine in realtà oggi si intendono purtroppo soltanto gli influencer. C’è stato un tempo, però, […]

  

Ho tradito Pennac per McEwan

Non posso esssere un buon editor. Non riuscirei mai a guadagnarmi da vivere decidendo la sorte di manoscritti. Non si tratta soltanto di competenza, di bagaglio professionale e culturale. Si tratta di fiuto e sensibilità. Cose di cui sono affatto privo. Prova ne è che ho bocciato un capolavoro. Senza appello e dopo solo poche pagine. Per fortuna ho l’abitudine di leggere fino in fondo i romanzi. Non mi sono mai fidato del consiglio, pur legittimo, di Daniel Pennac. Il lettore, sostiene il celebre scrittore francese, deve essere libero di non finire il romanzo che ha in mano. Perché non […]

  

Verga e quel personaggio molto “americano”

Se c’è un personaggio della nostra storia letteraria che può piacere sia agli americani che ai lettori di casa nostra quello è Gesualdo Motta. Il protagonista dell’omonimo romanzo di Giovanni Verga è un selfmade man. Da umile manovale diventa un grande speculatore e proprietario terriero. Riesce anche a fare un matrimonio prestigioso, togliendo dalle peste di una povertà sicuramente immeritata  (e una maternità scandalosa) Bianca Trao. E ai lettori italiani sarebbe piaciuto proprio per questo. Accetta una paternità “posticcia” per il bene della moglie e cresce la piccola Isabella con un amore incondizionato. E proprio la figlia finirà per portarlo […]

  

La Storia? Una sequenza di momenti “fatali”

Su un recente volume della Treccani dedicato ai neologismi ho trovato questa definizione di storytelling: “Affabulazione, arte di scrivere o raccontare storie catturando l’attenzione e l’interesse del pubblico”. Sono andato a vedere questa voce  spinto dalla lettura di un piccolo capolavoro che mi è capitato, casualmente, tra le mani. Si tratta di Momenti fatali di Stefen Zweig (nella meravigliosa traduzione di Donata Berra per Adelphi). Il libro infatti racconta tredici episodi o personaggi “storici” e lo fa partendo esclusivamente dai fatti. Però ne fa dei suggestivi racconti che tengono il lettore incollato alla pagina. Zweig è celebre per la sua […]

  

A scuola dalle marmotte di Ammaniti

Un’alleanza fruttifera è quella che lega la biologia (o forse più precisamente l’etologia) alla letteratura. Chi è bravo a usar le parole può fare molto se riesce a dare corpo a metafore e allegorie che, come brillanti didascalie, sfruttano i comportamenti animali e le universali leggi della scienza. Se poi oltre ad usare bene le parole è un campione nell’arte del raccontare, se insomma è talentuoso fabulatore, alla fine il lettore rimarrà contento. Avrà letto un bel libro e avrà capito molto del genere umano (che prende a piene mai dai vari sottogeneri per definire il suo comportamento, i suoi […]

  

Le parole “notturne” che illuminano la nostra libertà

“Le parole furono notte nella notte e noi fummo ombre”. Siamo a pagina 186 di Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini (edizione Einaudi). Parole che mi riconciliano con il libro che ho appena terminato di leggere. Una scelta casuale la mia (pescando a caso tra i classici del Novecento) che, all’inizio, dopo le prime pagine, mi aveva fatto pensare a una pesca sfortunata.  Con gli occhi di un lettore di oggi, magari distratto da mille cose e dalla velocità dei tempi di giudizio, stavo già per bocciare il giovane Vittorini (il libro lo ha scritto alla fine degli anni Trenta […]

  

La corsa all’oro dell’intellettuale americano

Una visione d’insieme. E’ quello che ci vuole il più delle volte per tirare le somme di una lettura. Che si tratti di un racconto, di un’opera poetica o di un romanzo, l’essenziale è capire lo spirito che ha animato l’autore e l’idea che sta alla base del suo lavoro. L’idea d’insieme di Una nuova vita di Bernard Malamud (1961) la ricavo da una preziosa introduzione che arricchisce l’edizione che ho sottomano (Minimum fax, con la traduzione di Vincenzo Mantovani). A firmarla è un altro celebre scrittore americano: Jonathan Lethem. Per arrivare alla sua “visione d’insieme” è bene prima che […]

  

Un campo di segale per Roth e Salinger

Leggere sotto Natale Nemesi di Philip Roth è quasi un atto provocatorio. Ma ovviamente arrivo a questa considerazione soltanto dopo aver chiuso il libro (la mia edizione è quella dei Meridiani a cura di Paolo Simonetti, con la splendida traduzione di Norman Gobetti). Ero convinto di averlo già letto. Ma forse mi sbagliavo. L’idea di un racconto ambientato in una piccola cittadina del New Jersey nella famosa estate del ’44, quando l’epidemia di polio toglieva la guerra dai titoli di apertura dei giornali, non mi era nuova. Magari Roth ci è tornato più volte sopra, vai a sapere? Però eravamo […]

  

Non si finisce mai di imparare

“ – Che città di merda – dice uno di noi, spezzando il silenzio. – Ma quanto è bella – ”. Si chiude così il libro Racconti romani di Jhumpa Lahiri (edito da Guanda). Si chiude con una sentenza. Che non spiega molto in verità. E che giudica soltanto in parte.  Una frase che coglie lo stato d’animo degli abitanti di questa città condannata ad essere eterna nella sua precarietà. Roma è protagonista, ovviamente. Come lo fu nell’altro volume che porta lo stesso titolo. Nel libro di Alberto Moravia (uscito nel 1954), però, Roma è una quinta quasi riconoscibile ma […]

  

Quando i misteri ministeriali erano tutti da ridere

Il lockdown (dovuto alla pandemia), il ricorso massiccio allo smartworking e l’accelerare nel trasferire sul piano telematico il numero maggiore possibile di adempimenti burocratici e amministrativi ha senza dubbio modificato radicalmente i rapporti tra il cittadino e la Pubblica amministrazione. Possedere uno spid (e soprattutto saperlo usare) diventa quasi segno di onnipotenza. E quel piccolo utente/cittadino, che tanto miserrimo e indifeso si sentiva di fronte al gigantesco Moloch della macchina amministrativa, è diventato più grande e più forte. Fino al punto di muoversi sulle sue gambe. Anche lo stile del linguaggio burocratico ha dovuto prendere atto di questa trasformazione antropologica. […]

  

Il Blog di Pier Francesco Borgia © 2023
jQuery(document).ready(function(){ Cufon.replace('h2', { fontFamily: 'Knema' }); }); */ ?>