Mamme, “tassiste” ad honorem
Sapete, in media, quante ore passa in macchina, una mamma, per accompagnare i figli a scuola, agli allenamenti, dagli amichetti, in piscina o in una delle centomila attività con le quali cerchiamo di pianificare ogni secondo della vita dei nostri pargoli? Ben 2.000 all’anno. Avete letto bene. Per i figli, secondo uno studio pubblicato dal Daily Mail, trascorriamo, in auto, sei ore e 43 minuti ogni sette giorni, all’incirca, all’anno, due settimane intere della nostra vita. I papà, si sa, lavorano. Quelle con il tempo libero siamo noi, che ne abbiamo da perdere secondo uno degli stereotipi che vanno di moda negli spogliatoi maschili. Certo, non ci lamentiamo. Anzi, sfruttiamo questi momenti per farci raccontare, dai ragazzi, quello che è capitato loro durante la giornata, visto che sono lì, a nostra disposizione, lontani da console e altre distrazioni. In America, le chiamano soccer mom, intendendo, con l’espressione, una donna sposata, di classe media suburbana, che antepone la famiglia ai propri interessi personali. Esattamente quello che avviene anche in Italia. “Mamma, mi accompagni alla metro?” “Certo, amore”. “Mamma, oggi ho una festa dall’altra parte di Milano. Mi ci porti in macchina?” “Naturale, tesoro.” E noi lì, come tassiste ad honorem, pronte a rispondere ad ogni chiamata per rendere la loro vita la più agevole possibile. Li trattiamo come Vip, riducendoci a Vnp (very normal people). Potremmo dire di no, ma poi passeremmo il resto della giornata con il rimorso. E loro lo sanno, e ne approfittano. Del resto, se gli italiani sono mammoni, da qualcosa deve pur partire questa verità. Certo, ci sarebbero anche i papà. Qualcuna è riuscita a mettere le cose in chiaro, in famiglia, e a dividere i compiti. Purtroppo, la percentuale è sempre molto bassa. Fosse, poi, solo il portarli al campo. Quasi sempre, ci tocca anche aspettarli, al freddo, guardandoli mentre si allenano (“mamma, hai visto che goal ho fatto?” “Ovvio, amore, ho visto tutta la tua partita”), accumulando le ore, fuori casa, dedicate a loro. Perché, poi, quando si rientra, le faccende domestiche e la cena per il maritino toccano sempre a noi. Lui, poverino, va al calcetto, perché ha bisogno di scaricare lo stress, dopo una giornata in ufficio. Lui….