Le mele ora si conservano nel cuore della montagna
Come conservare le mele nelle celle ipogee? Anche per me è stata una piacevole sorpresa sapere che le mele Melinda, quella che mio padre mi sbucciava e mi affettava con tanto amore, oggi vengono conservate nella miniera Rio Maggiore della Val di Non, dove l’azienda per la quale lavorano ben 4mila famiglie consorziate producendo 413 mila tonnellate di mele l’anno, ha ricavato le cosiddette celle ipogee. Ma cosa sono le celle ipogee? E, soprattutto, quali sono i vantaggi di questo tipo di conservazione? Lo spiega Andrea Fedrizzi, responsabile Marketing di Melinda, raccontando di come l’azienda abbia affrontato l’esigenza di conservare una sovrapproduzione di mele ottenuta grazie al miglioramento delle tecniche produttive: “Vista la crescente produzione di mele, all’azienda sarebbero serviti nuovi spazi dove conservare le mele prima della distribuzione: anziché dare il via ad uno scempio ambientale, Melinda ha optato per usufruire dei vantaggi offerti da questa miniera naturale, poco distante da una delle cooperative Melinda, dove, oltretutto, poter beneficiare delle condizioni di atmosfera controllata e di un clima asciutto determinato da uno strato di argilla e da un’impermeabilità dovuta ad uno spessore naturale”. Si parla di sostenibilità, una parola che potrebbe sembrare abusata, ma in realtà certi virtuosismi aziendali sono perfettamente definiti da questo termine. “Siamo molto fortunati perché viviamo in un territorio con una grande esposizione al sole, che può godere dell’acqua che arriva dai ghiacciai: è importante per noi preservare la nostra zona e rispettarla. Sarebbe stato un controsenso sacrificare territorio agricolo per creare magazzini. All’interno di questa miniera sono state realizzate così le cosiddette celle ipogee dove alla temperatura tra 1° e 3° si possono conservare le mele con un risparmio energetico del 50% rispetto alle tecniche di conservazioni tradizionali e anche idrico grazie alla fonte d’acqua naturale che raffredda i compressori e viene poi destinata al riciclo. Insomma, la fortuna va cavalcata e in questo modo riusciamo a vendere tutte le mele che produciamo senza spreco alcuno, come è accaduto lo scorso anno quando abbiamo riempito 12 celle di circa 900 tonnellate di mele l’uno e non ne abbiamo buttata nemmeno una”. Molte sono le varietà di Melinda che esistono sul mercato e di queste esistono almeno 50 specifiche che vengono utilizzate per la loro classificazione, come il calibro, la dimensione, il colore, l’aspetto estetico (se con buccia perfettamente liscia o quelle più o meno punteggiate). Non è semplice selezionare le mele e, a seconda della qualità, vengono destinate a differenti tipi di imballaggi. Come avviene il processo di selezione? “E’ un metodo meccanizzato: le mele vengono fotografate tra le 60 e le 70 volte e poi la scelta meccanica viene verificata attraverso un controllo finale di operai in fase di confezionamento”. Insomma, non si finisce mai di imparare