In occasione della Giornata Mondiale della Spina Bifida e dell’ (25 ottobre), la Società Italiana di Neonatologia (SIN) rilancia l’importanza della prevenzione primaria e di un approccio multidisciplinare alla gestione di queste gravi malformazioni congenite.

La spina bifida, dovuta alla mancata chiusura del tubo neurale nelle prime settimane di gravidanza, può compromettere in modo significativo la qualità di vita del neonato. Il rischio aumenta in caso di carenza di acido folico, ma è influenzato anche da diabete materno, obesità e uso di farmaci specifici.

Secondo il presidente della SIN, Prof. Massimo Agosti: «La prevenzione primaria dei difetti del tubo neurale deve continuare ad essere la supplementazione con acido folico in epoca peri-concezionale, meglio se obbligatoria. Da un punto di vista terapeutico negli ultimi anni sono emerse nuove tecniche chirurgiche per il trattamento della spina bifida e dell’idrocefalo spesso associato, tra cui interventi di chirurgia prenatale e approcci fetoscopici mininvasivi innovativi. Tuttavia, i dati sono ancora preliminari e richiedono follow-up a lungo termine e standardizzazione dei protocolli».

L’assunzione quotidiana di 0,4 mg di acido folico prima e durante la gravidanza può ridurre il rischio fino al 70%, ma in Italia l’adesione alla supplementazione resta bassa (<40%).

Fondamentale è anche la diagnosi prenatale precoce, per pianificare un’assistenza mirata nei centri specializzati. Come evidenzia la Dott.ssa Lucrezia De Cosmo:«Alla prevenzione con acido folico va aggiunta la necessità di una diagnosi prenatale precoce, per ottimizzare il percorso nascita e garantire un’assistenza multidisciplinare fin dalle prime ore di vita».

Un team integrato (neonatologo, neurochirurgo, fisioterapista, urologo, psicologo) può fare la differenza nel ridurre complicanze e garantire una migliore qualità della vita per i piccoli pazienti e le loro famiglie.

 

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