Armstrong, un “cannibale” in mountain bike
[photopress:lance4.JPG,full,alignleft]Lo so, Eddy Merckx era Eddy Merckx. Ma Lance Armstrong che dopo un anno torna a correre in Colorado la Leadville 100, una delle più dure gare di mountainbike del pianeta e vince, secondo me è <cannibale> allo stesso modo. Non mi stupisce il fatto che abbia dominato. Mi affascina che Armstrong sia tornato sulle Rocky Mountains, si sia sciroppato sei ore e mezzo di bici, abbia scalato monti e pietraie per più di 3mila metri, si sia fatto più di 100 chilometri di fuga solitaria probabilmente solo perchè lo scorso anno era arrivato secondo. E non gli era andata giù. <L’anno prossimo torno e vinco…> aveva detto e così ha fatto demolendo il record della gara e rifilando poco meno di trenta minuti a Dave Wiens che della Mtb è un mezzo mito e da queste parti gloria nazionale visto che ha vinto sei volte di fila. Viene da chiedersi che bisogno avesse uno come Lance Armstrong di andare a passare il suo Ferragosto sfinendosi in sella a una mountainbike in una gara conosciuta solo dagli <impallinati>, con poca stampa e senza i collegamenti delle grandi tv. Viene da chiedersi perchè non se ne sia rimasto a casa a festeggiare con Anna e Max , la compagna e il suo piccoletto nato pochi mesi fa. Viene da chiedersi, insomma, cosa ci guadagna…Sarò ingenuo ma credo assolutamente nulla. Sono convinto che la bici, la corsa, la sfida, l’esasperata ricerca di un qualcosa con cui misurarsi faccia parte del Dna di questo campione che non ha ancora finito di stupire. Ed è per questo che mi sembra un <cannibale>.