Karnazes: “Per correre servono testa e gambe. Ma soprattutto un’anima…”
“Quando Michelle Obama mi telefonò stavo per riappendere. Pensavo fosse una amica che di solito mi fa sempre degli scherzi…». Ma pochi giorni dopo Dean Karnazes, l’ultramaratoneta più famoso d’America che il Time ha inserito nella classifica delle 100 persone più influenti al mondo, era nel giardino della Casa Bianca pronto a raccogliere l’incarico di ambasciatore per la campagna contro l’obesità. Così il mito irraggiungibile di ogni americano tutto hot dog e ipad, lo sportivo più invitato al David Letterman Show è diventato l’esempio da seguire per una vita più sana. Karnazes in questi giorni è a Milano ospite di Enervit e della Barclay’s City marathon che si correrà il 15 aprile. Un portafortuna per una gara che i milanesi stanno pian piano imparando ad amare. Ma Karnazes non è solo il testimonial di «Lets move Michelle» o l’autore di Best seller sulla corsa che hanno venduto milioni di copie. Della corsa ha fatto una vera e propria filosofia di vita e fa sul serio. Dalla la maratona di New York si è lanciato in imprese incredibili come l’ultramaratona nella Valle della morte, quella al Polo Sud a -40 gradi o il coast to coast da Los Angeles a New York. E poi ha corso 50 maratone in 50 giorni in 50 Stati americani. Ed è diventato una mezzza leggenda.
Gli americani sono un popolo di grandi atleti e di grandi esempi come lei o Lance Armstrong. Però sono anche uno dei popoli più grassi…cosa non va?
«Il problema vero e che sono diventati troppo pigri. Hanno troppi confort e troppi agi. E poi ci sono i fast foood che da noi si trovano ovunque…»
Così è stato chiamato da Michelle Obama per farli dimagrire, cosa pensa di fare?
«C’è un gran lavoro. Per quello che mi riguarda io posso essere un buon esempio. Ma i genitori devono fare la loro parte. Non esiste una legge che possa costringere i bambini a mangiar sano. Magari più che obbligarli a fare sport e a nutrirsi come si deve bisognerebbe incentivarli con dei premi. Se tu costringi un piccolo lui ti risponde subito di no: punta i piedi, non si muove. Se invece gli dai una medaglia le probabilità di riuscire aumentano. E l’espressione di gioia sul viso un regalo anche per un adulto»
Riuscirà a far correre anche il presidente Obama?
«Sono stato di recente alla Casa Bianca e devo ammettere che l’ho trovato davvero in ottima forma. Certo mi piacerebbe correre con lui ma obbiettivamente c’è qualche problemino perchè non è che possa muoversi tranquillamente. Diciamo che è una responsabilità troppo grossa…»
Lei ha corso nella Valle della Morte a 50 gradi o al Polo Sud a -40: ci più fisico o più testa?
«Ci vogliono tutte e due le cose. Anche se alla fine forse conta di più il cuore, ovvero la passione. L’anima. Quando ho corso il coast to coast dal Los Angeles a New York a un certo punto sulle Rocky Mountains ero esausto. Correvo 14 ore al giorno e a un certo punto sono stato travolto da una tempesta di neve. Sono andato avanti solo perchè ho chiesto alla mente uno sforzo supplementare solo perchè la mia forza di volontà non mi ha abbandonato»
In una corsa arriva sempre il momento in cui si dice basta e si vuol mollare…
«Sì è vero. Quello è il momento di non pensare alla meta, a quanto rimane. Bisogna fare un passo dopo l’altro come i bambini e non smettere di crede in se stessi.
Quando si sottopone il proprio fisico a una stress sportivo sosa si deve mangiare e come si recupera?
«É importante una alimentazione il più possibile bilanciata. Qualche anno fa seguivo un metodo che prevedeva il carico dei carboidrati prima di un sforzo. Attualmente invece ho scelto la Zona e ho eliminato zuccheri ( prendo solo fruttosio), farina bianca e margarine (prendo solo omega tre antiossidanti). Sceglo sempre proteine di pesce magre, mangio molta verdura e molta frutta di stagione»
Come si comincia a correre e come si fa a non smettere dopo una settimana?
«Bisogna cambiare testa e non mettersi subito in mente una maratona. Piccoli passi. Ci si icrive a una corsa di 5 km con sei mesi di anticipo e lo si dice a tutti in famiglia, agli amici. Così non si può deludere. E poi se si ha qualche chilo in più ci si mette anche a dieta»
Dicono che lei sia il Forrest Gump dei giorni nostri, se la prende?
«…Va bene, se vi piace chiamatemi pure così. Ma una differenza c’è: io non ho la barba».