Quando il senso dello sport viene preso a pugni
Ho tre figli che fanno sport. Due giocano a basket, una a pallavolo, poi nuotano , vanno in bici, ogni tanto fanno qualche corsetta con me….insomma si divertono come tutti i bambini. Mi sono fatto in quattro per cercare di far loro capire che lo sport è un bell’esercizio agonistico ma non a tutti i costi. Cioè che è bello vincere ma servono anche le sconfitte da cui si riparte sempre. Giusto, giustissimo dare l’anima ma la prima regola deve essere la lealtà. Il rispetto dei compagni e degli avversari in campo. Non è retorica:.Io ho sempre giocato così: botte in partita ma poi alla fine una stretta di mano. Senza rancore. NOn è semplice spiegare ‘ste cose ai bambini di 11 anni. Ci sono un sacco di modelli che non aiutano e che la tv amplifica purtroppo. Così la settimana scorsa passano le immagini dei tifosi ( vabbè tifosi…) del Genoa che fanno togliere le maglie ai giocatori perchè non li ritengono degni, poi quelle dell’Olmpico con Totti che va a giustificarsi con gli ultrà per un pareggio e ieri sera quelle di un ragazzetto di 20 anni con l’aria strafottente da bamboccione viziato che insulta un allenatore che potrebbe essere suo padre. E di questi che lo prende a pugni. Ma che gioco è questo? Ma queste persone si rendono conto che ci son milioni di giovani che li guardano e che li prendono ad esempio. E io ai miei figli adesso cosa racconto?