Si pedala con le gambe ma è con la testa che si vince
Le gambe non ci sono più. Dopo 150 chilometri da solo su e giù per le montagne al freddo e sotto la pioggia dentro non hai più niente. Così credi, almeno. Ma c’è sempre un’ultima stilla di energia. E poi al traguardo mancano 300 metri: è fatta. Già te la stai godendo la vittoria. Ma quando proprio non te l’aspetti alle tue spalle sbuca una maglia rossa che ti affianca e ti supera. Sarebbe l’incubo delle tue notti per i prossimi anni. Così non hai neppure il tempo di sorprenderti, non può finire così e parte l’ordine che non ti aspetti perchè non puoi perdere una tappa che ha dominato, che hai fatto tutta da solo, dove sei caduto e ti sei rialzato, che in pratica hai già vinto. E non sai come ma le gambe ripartono. E non sai come ma scatti di nuovo. E non sai come ma ti agganci a quella bici spagnola che vuole andarti via. Così non sai come ma non la molli. E a dieci metri dal traguardo torni a superarla, finisci a braccia alazate. Primo. Matteo Rabottini, detto Rambo, della Farnese vini poche ore fa ha vinto la 15ma tappa del Giro sul Piano dei Resinelli. Non ha vinto con le gambe, non le aveva più. Ha vinto con la sua testa. Da dove sia partito l’ordine di riprendere a pedalare non lo sa nemmeno lui…