Il maestrale, la salita e il mare laggiù in fondo…
Dalla spiaggia di Marina di Nova Siri a Rotondella ci sono una ventina di chilometri, metro più metro meno. Ma non finiscono mai. Superata la statale Jonica si comincia a salire e la Basilicata è una bella terra rude anche per chi pedala. Tre strappi secchi fino a Nova Siri inframezzati da una bella salitella costante. Poi quando pensi che sia finita, al bivio si riprende ad andare su verso Rotondella che è un bel paesone costruito su una collina e credo si chiami così proprio per la sua forma che più rotonda non si può. Non sono le pendenze dello Stelvio e del Giau ma con un vento di maestrale che ti soffia contro e con un caldo che sembra di avere di fronte a te la turbina di un boeing che ti sbuffa aria calda, non è una passeggiata. Anzi. Così quella scalata di venti chilometri diventa un allenamento vero, duro come non ti aspetti, di quelli che per due o tre volte ti fanno chiedere ma chi te lo fa fare e ti fanno venire la tentazione di girare la bici e ritornare indietro in discesa. Però qui più sali e più ti rendi conto della differenza che c’è tra il pedalare sulle provinciali padane, con i camion che ti passano a fianco e da queste parti. C’è un mondo in mezzo. Ci sono i profumi del ginepro e del rosmarino selvatico. Ci sono i silenzi delle strade dove per ore non incontri un’anima viva. Ci sono i colori del Sud. E così ti assapori la tua salita, il tuo sudore che sa di salsedine, la tua piccola impresa. E quando sei arrivato in cima vedi il mare laggiù in fondo, il mare dove eri qualche ora fa, il mare delle sdraio e degli ombrelloni. Il mare che dalle colline sembra così lontano. Ed è il premio per tutta questa fatica…