Nella borraccia c’è la storia del ciclismo
La borraccia. Così scritto sembra un po’ di disprezzarla…come la boccaccia, la nottataccia e tante parole che finiscono così. Ma la borraccia su un bici da corsa non serve solo a tenere dentro l’acqua. A cominciare da quella che Bartali passò a Coppi dentro la borraccia c’è la storia del ciclismo. C’è il senso di questo sport. <Non importa se fu Fausto che la diede Gino o il contrario perchè in realtà non si è mai capito- ricordava in un’intervista di qualche tempo fa Alfredo Martini– Il significato di quel gesto è un altro. E sta lì a testimoniare la grandezza del ciclismo che è uno sport dove un atleta, a costo di giocarsi una vittoria, se vede il suo avversario in difficoltà lo aiuta…”. Ma dentro una borraccia ci stanno anche tante altre cose. Ci sono borracce grandi, piccole, con il tappo a pressione, che si avvita, più morbide o più dure. Ma soprattutto ci sono le borracce delle squadre ufficiali. Bianchi, Liquigas, Mapei, Banesto, Enervit, Gatorade…Una lista infinita. Colorata e griffata. La moggiorparte dei ciclsiti non le sceglie a caso. Le abbina ai colori della bici. Come un paio di scarpe quando ci si veste a festa. Ed è una cosa da fissati come in genere è “fissato” chi pedala anche solo per passione. Così ti spieghi perchè quando passa il Giro e vedi i “prof” che prima della volata buttano via le borracce per stare più leggeri poi a bordo strada non ne trovi una. C’è sempre qualcuno pronto a raccoglierle, come un piccolo trofeo da conservare e collezionare. Così ti spieghi come mai in garage, vicino ai caschi della tua bici ce ne sono una ventina. Ognuna ha una sua storia…e guai a toccarle.