Rimini e il triathlon, buona la prima
Buona la prima. Pioggia, vento, una decina di gradi e un mare nero come la pece. Per l’esordio in una gara di triathlon condizioni perfette. Però’ ci sono momenti nella vita in cui vanno fatte delle scelte e prese delle decisioni. Così ‘ quando ti ritrovi con una muta da sub sul bagnasciuga di un Adriatico che sembra il Mare del Nord non c’è’ più tempo per i ripensamenti. Ti tuffi in una tonnara dove succede di tutto, prendi un paio di botte che ti fanno ricordare quanto sia salata l’acqua del mare però poi ti devi per forza concentrare sulle boe. Tre ad andare e tre a tornare, gialle ed enormi anche se sembrano piccole per quanto sono lontane. Incredibili come in acqua le distanze si dilatino. Una ventina di minuti per fare 750 metri, un’enormita’. Ma alla fine si riemerge. C’è un una cordicella che ti toglie dalla morsa della muta. Bisogna andarla a cercare con un movimento innaturale del braccio, poi sfilarsi di dosso una seconda pelle che ti si aggroviglia addosso. Quelli più avvezzi lo fanno in scioltezza chi non lo ha mai fatto ci litiga. Poi è una storia di pedivelle, di asfalto viscido e di scie cercate e non trovate. Una ventina di chilometri a tutta cercando di rientrare su qualcuno e poi facendo da se’. La fatica vola via in un attimo per chi è abituato a mulinare le gambe per chilometri nelle pianure della Bassa. Pedali e pensi ad andare più forte che puoi. Pedali e pensi che forse qualcosina bisogna risparmiare perché poi bisognerà anche correre. E Il cambio e’ un sollievo che dura un amen e primi metri sono un piccolo tormento. Sembrano gli ultimi km di una maratona con le gambe dure e i muscoli gonfi. Poi però passa. È vai al traguardo a prendersi ciò che ti sei guadagnato.